Itamil Esercito:in occasione della festa dell’Esercito, Il Segretario Generale Girolamo Foti ha lanciato un appello al Presidente del Consiglio Giorgia Meloni oggi c’è poco da festeggiare. “Il suo governo rilanci in fretta il nostro Esercito e le sue risorse umane indebolite dalla sciagurata legge Di Paola. Plauso al DLL 161/2022 Gasparri in materia di previdenza pensionistica per i militari.
Il Segretario Generale di ITAMIL, Girolamo Foti, ricorda che negli ultimi 16 anni l’unico sostanziale progresso stipendiale di 133 € è stato fatto con il Governo Prodi. Successivamente ci sono state solo una serie di manovre finanziarie dei vari Governi che hanno messo in ginocchio l’intero comparto: dal famigerato blocco stipendiale alle classi, scatti e accessori della manovra finanziaria di Tremonti, passando dalla legge 244 – Di Paola “nuovo modello difesa” fino ad arrivare al provvedimento legislativo del non riordino delle carriere (sostenuto in particolare dall’ex Ministro della Difesa Pinotti) che ha causato più danni che altro, creando sperequazioni professionali ed economiche tra il personale non dirigente fino alle mancette dell’ultimo governo Draghi. Nel frattempo è cresciuto il malessere tra i militari.
Il contratto del Comparto Sicurezza e Difesa è scaduto il 31 dicembre 2021. È ormai improcrastinabile avviare le trattative per finanziare in modo sostanzioso il rinnovo del triennio 2022-2024. Abbiamo bisogno di evitare l’ipotesi della vacanza contrattuale e procedere per un forte aumento che tenga conto della nostra “specificità” e predisporre un adeguamento delle nostre buste paga proporzionato al crescente costo della vita.
Gli scellerati provvedimenti finanziari dei vari governi dal 2018 in poi – prosegue Foti – non tengono conto della crescita del costo della vita e delle tasse sempre maggiori. Il nuovo modello di difesa, come se non bastasse l’impoverimento della base, ha creato ulteriori collassi nella nostra forza armata: poche risorse per mantenere in ottimo stato le infrastrutture militari, carenze organiche, demansionamento, mancanza dei servizi essenziali per i figli dei militari (come i “baby parking”), mancanza di alloggi demaniali (in parte abbandonati o occupati abusivamente) che costringono in particolare quei militari a basso reddito con famiglia a seguito di indebitarsi per mantenere la famiglia.
“Aggiungo – dice il Segretario – che nei vari incontri nelle caserme ho riscontrato tanto malessere anche in materia di dotazioni per i militari in operazione, ritenute dal personale che ascoltavo insufficienti e obsolete. Ci sono problemi di vestizione e poche risorse per gli straordinari in pagamento, il Fesi, nonché problemi relativi all’avvicendamento e al ricongiungimento familiare. Di sicuro non si può continuare a mantenere il nostro Esercito in queste condizioni. I comandanti a tutti i livelli fanno del loro meglio per mantenere alto il morale, ma fino a quando possono garantire questa condizione?
Il Governo deve intervenire per riportare l’Esercito agli stessi livelli precedenti alla disastrosa riforma Di Paola del modello difesa. Siamo tutti consapevoli che il nostro Esercito ha mantenuto tutti gli impegni in missione all’estero per il mantenimento della pace, in Italia per il soccorso pubblico, nelle operazioni Vespri Siciliani, Riace e Strade sicure.
In attesa che il governo intervenga per garantire più risorse al Comparto Difesa, noi sindacalisti faremo la nostra parte per sostenere i militari e le loro famiglie”.
Conclude Foti: “in attesa che il Governo e il Ministro della Difesa, On. Guido Crosetto, intervengano per garantire più risorse al Comparto Difesa, il nostro sindacato aprirà un dipartimento di mutuo soccorso sociale per venire incontro a tutti i militari e alle loro famiglie ormai alle soglie della povertà, abbandonati dall’Amministrazione se ammalati o non più idonei al servizio attivo.
Per quanto riguarda le pensioni dei Militari plaudiamo al disegno di legge a firma del Sen. Gasparri (n. 161/2022 “Norme di perequazione previdenziale per il personale del comparto difesa, sicurezza e soccorso pubblico”) che mira all’equità contributiva, equiparando il coefficiente di trasformazione indicato per il pubblico impiego al momento di accedere al pensionamento per limiti di età, perché darà un futuro migliore a chi andrà pensione col sistema contributivo”.