La tecnologia che ha consentito di individuare gli spostamenti di Anis Amri tra Bardonecchia, Torino, Milano e Sesto San Giovanni – ultima tappa della lunga fuga del terrorista di Berlino – è la più antica di tutte: l’occhio umano.
Nell’era del Grande Fratello, dei software fantascientifici, le indagini sulle otto ore trascorse in Italia dall’autore della strage di Breitscheidplatz sono affidate unicamente al lavoro certosino di decine e decine di poliziotti, che dalla mattina del 23 dicembre, quando l’uomo ucciso a Sesto è stato identificato in Amri, setacciano il contenuto di una infinità di telecamere di videosorveglianza alla ricerca del passaggio del tunisino.
Il software di riconoscimento facciale, quello che si vede all’opera abitualmente in film e serie tv, esiste davvero.
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