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LA CORDA FRETTOLOSA RESE I DIRITTI CIECHI… UNA RIFORMA CHE RIPORTA AL ‘78

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Oltre alle proteste dei sindacati militari costituiti, il disegno di legge che dovrebbe sindacalizzare il personale con le stellette non piace nemmeno a buona parte del Cocer. La condanna quindi arriva da più fronti.

Forse è il caso che la politica inizi ad interrogarsi sui contenuti della legge piuttosto che rimanere completamente sorda alle richieste in favore di chi la legge non la vuole. Le norme contenute nel testo, anziché concedere diritti, di fatto limitano moltissimo le attività dei rappresentanti sindacali.

Il Senato ponga rimedio a questo scempio della legge Corda sui diritti sindacali dei militari.

Sono molteplici le domande che noi rappresentanti ci poniamo, ma non dovremmo essere i soli. Con l’ostinazione caparbia animata dall’amore per le nostre divise, crediamo che a queste domande vada data una risposta:

Perché un sindacato non potrebbe tutelare gli interessi degli allievi delle scuole militari e delle Accademie militari?

Una legge che impone a un’associazione il limite massimo di iscritti appartenenti ad una categoria potrà avere risvolti positivi?

Una legge che non prevede l’assistenza agli associati durante i procedimenti disciplinari è efficace?

Una legge CHE MANTIENE le stesse competenze della attuale Rappresentanza Militare può essere considerata migliorativa?

Una legge che non preveda espressamente l’interlocuzione dei dirigenti sindacali locali con gli enti periferici come potrebbe mai tutelare appieno gli iscritti?

Questi e tanti altri sono i dubbi che ci poniamo, come l’imposizione degli anni di servizio minimi prestati per poter svolgere la funzione di sindacalista, i distacchi sindacali in funzione delle esigenze di servizio, le modalità delle riunioni compatibilmente con le esigenze di servizio, una previsione della rappresentatività sulla forza effettiva anziché su quella sindacalizzata, il trasferimento nei casi di incompatibilità ambientale, le limitazioni ai permessi e distacchi sindacali e il divieto di svolgere attività sindacale durante il servizio. In prospettiva il quadro che si delineerebbe è allarmante,ulteriormente aggravato dall’evidenza che, con l’apertura del rinnovo della stagione contrattuale il rischio di NON essere rappresentati da NESSUNO E’ DEL TUTTO INACCETTABILE

Lo stato dell’arte politico dipinge sistematicamente un modello sindacale 0.1 della Rappresentanza militare, mettendo di fatto, a disposizione del personale, un modello potenzialmente depotenziato e retrogrado rispetto a quello in vigore.  

A questo punto ci si chiede se al centro dell’attenzione ci sia davvero la tutela degli interessi del personale con le stellette, oppure se l’interesse prioritario giri meramente su opportunità di parte politica, fino a sfociare su inaccettabili protagonismi che sembrano più guardare alla necessita di apporre un cognome sulla legge piuttosto che alla sostanza di una riforma realmente riformatrice e condivisa.

La Rappresentanza Militare, giunta agli scorci di un epoca che chiede un sistema di tutela moderno che sia di pari passo con i tempi odierni, è stata audita una sola volta su di un argomento così importante, e già allora furono espresse le perplessità e le proposte che avrebbero dovuto essere ineludibili per la costruzione di un impianto normativo in grado di realizzare una vera legge in chiave sindacale per la tutela del personale. 

Una riforma di tale portata non può e non deve essere condizionata dalla fretta, ma dalla volontà di fare bene. Vista anche la posizione di forte contrarietà, già pubblicamente espressa da parte della maggioranza delle sigle sindacali riconosciute, appare evidente la necessità di una ulteriore riflessione onde evitare l’ennesimo bluff ai danni del personale militare, dai danni irreversibili e irrimediabili.

Ci appelliamo dunque agli Onorevoli Senatori, affinché con coscienza possano valutare quanto da noi affermato, sostenendo con autorevolezza la necessità di proseguire ogni forma di interlocuzione con tutte le componenti per arrivare alla stesura di un testo condivisibile.

Con la voce di migliaia di colleghi rappresentati chiediamo dunque alla politica di non cedere ai capricci di chi cerca di imporre, davanti ad un tema talmente importante, il metodo “del fare presto e del fare in fretta”, deprecabile in qualunque situazione e inaccettabile nel campo dei Diritti, ma di agire per il solo bene del personale militare, che ogni giorno con abnegazione e senso del dovere opera per la nostra Nazione e per la salvaguardia delle libere istituzioni. 

Roma, 27.07.2020

I delegati del Co.Ce.R Interforze

Francesco DI PIETRA

Fabio MINISSALE

Domenico MIGLIORE

Raffaele MORETTI

Paolo REDAVID

Davide DELCURATOLO

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