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L’ A.R.Q. nell’ epoca del Montante Contributivo Necessario l’intervento della politica

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L’ esubero di personale nelle Forze Armate italiane è una conseguenza diretta degli errori commessi negli arruolamenti di massa avvenuti negli anni 80 e 90…..questo almeno è il messaggio comune di governi passati e presenti.

Ma possibile che in una frase si possa racchiudere un intero ventennio di riforme sbagliate e controproducenti ?

Di errori ne sono stati commessi molti, questo è fuori dubbio, ma ciò che preoccupa fortemente è che gli errori continuano ad essere commessi in un clima di perfetto menefreghismo, o peggio ancora, di totale incomprensione da parte della compagine politica .

Tra gli anni 80 e inizio anni 90 , gli arruolamenti di massa erano attagliati alla situazione politica, c’era la “guerra Fredda”, la concezione di Forza Armata era completamente diversa da quella attuale. Definire errore un’ esigenza, quindi, è quantomeno paradossale.
Il personale militare però, malgrado tutto, riusciva comunque a raggiungere i requisiti per una degna pensione in un’ età non troppo avanzata. Questo era possibile grazie a leggi mirate proprio ad evitare un repentino invecchiamento delle Forze Armate , permettendo quel ricambio generazionale che oggi viene costantemente negato.


L’Aspettativa Riduzione Quadri

In questo contesto, giova precisare che durante gli ultimi 20 anni, l’unico personaggio che ha tentato di “smuovere” il ristagnante sistema previdenziale del mondo militare, è stato l’Ammiraglio Di Paola. Nel 2012, l’Ammiraglio , in qualità di Ministro della Difesa alle dipendenze del contestatissimo Premier Monti, contro ogni aspettativa, ed in tempi brevissimi, riuscì a convincere la politica che qualcosa andava fatto. Venne approvata la 244/12 ovvero la legge sulla Riforma dello Strumento Militare.

Nella legge furono introdotte molteplici proposte, tra le quali una in particolare che avrebbe giovato in maniera determinante al dinamismo dello Strumento Militare, uno scivolo tramite l’istituzione della A.R.Q. (Aspettativa Riduzione Quadri) anche per il personale “non dirigente” che aveva più di  50anni, ovvero la fuoriuscita anticipata del personale tramite una sorta di aspettativa fino ai 60anni , durante la quale sarebbero comunque stati versati i contributi ai fini pensionistici, pur percependo uno stipendio parzialmente “ridotto” del 5% .

In questo modo , le casse dello stato e specialmente quelle della Difesa, avrebbero giovato di una minore corresponsione in termini di vestiario, pasti, minori stipendi e una riduzione parziale in termini economici su tutto quel che ruota attorno ai militari in servizio ( corsi di aggiornamento, missioni etc.)


Il provvedimento fu aspramente combattuto dalla rappresentanza militare. Migliaia di soldati si videro negata una forma di opzione previdenziale a titolo volontario, per una totale incomprensione della norma, sia da parte delle rappresentanze, sia da parte delle compagini politiche seguenti.

Dopo alcuni governi, fu il Premier Renzi a tentare l’ardua impresa. Nei primi giorni del maggio 2016, venne approvato in Consiglio dei Ministri un Decreto Legislativo  che prevedeva , ancora una volta, la possibilità di essere posti in A.R.Q. a 7 anni dal limite di età ( 60 anni). Questa volta sembrava fatta. Il provvedimento in pochi giorni fu approvato addirittura dal Ministero delle Finanze .

Per la consacrazione definitiva, mancavano soltanto i piani triennali di un eventuale esubero del personale redatta dei rispettivi ministeri di Forza Armata. A tre anni da quel Decreto Legislativo ,malgrado la legge sia ancora in vigore,  non è stata mai applicata. Questo ha provocato un notevole peggioramento di tutta la situazione previdenziale e sono state adottate riforme in senso contrario, come il “moltiplicatore”.

Il “Montante Contributivo” meglio conosciuto come il “Moltiplicatore x5”

Nel 2017, venne istituito anche per i militari, l’opzione del Moltiplicatore. Questo istituto però fu adottato dai Corpi di Polizia militarmente organizzati, senza prevedere gli esiti catastrofici che avrebbe apportato nelle FFAA.

Il montante contributivo può essere richiesto , in alternativa all’Ausiliaria, soltanto previa domanda dell’interessato. Questo istituto, in sostanza, produce un aumento contributivo notevole al personale militare che riesce ad ottenerlo, permettendo di essere posti in quiescenza con 150/200 euro “netti” in più al mense.

In sostanza, optando per il moltiplicatore, si ha la possibilità di moltiplicare per 5 volte l’ultimo anno di stipendi prima della quiescenza. L’importo totale andrà poi diviso per un coefficiente che varia in base all’anzianità di servizio. Il risultato andrà poi sommato al monte dei contributi versati.


Con buona pace dei militari, quindi, la via della quiescenza si è allungata ulteriormente. Per poter accedere al moltiplicatore infatti, bisogna prima rientrare nella graduatoria del personale posto in Ausiliaria, quindi molto vicini ai 60anni, rinunciarvi e chiedere l’opzione per il moltiplicatore.

Considerando la posta in gioco, decine di migliaia di militari , malgrado abbiano raggiunto i requisiti per poter essere posti in quiescenza, saranno costretti ad attendere altri 3 o 4 anni prima di poter lasciare il servizio attivo.

Risulta inequivocabile quindi , di come le riforme adottate in questi anni , non solo non abbiano risolto il problema degli esuberi, ma abbiano perfino causato un invecchiamento progressivo del personale e la situazione nel futuro non potrà che peggiorare .

La direttiva Inps che disciplina la quiescenza in ambito militare ha alzato l’ età contributiva minima di accesso alla quiescenza a 37 anni e 3 mesi effettivi. A tutto questo si è aggiunto il riordino delle carriere del 2017, col quale tutti i ruoli, fatta eccezione per quello degli ufficiali, hanno giovato solo di ulteriori ed inutili conferimenti di qualifiche e gradi, ed in alcuni casi , la riforma ha perfino penalizzato il personale non dirigente.

Gli stipendi sono ormai fermi da mesi, il contratto non viene rinnovato e stiamo assistendo alla solita vecchia introduzione della “vacanza contrattuale”. A questo punto si spera che la politica intervenga con delle misure che semplifichino e rendano accessibile il paradigma del “moltiplicatore” anche al personale che viene posto in “riserva”, in modo da permettere la fuoriuscita del personale più anziano, contribuendo così anche al ricambio generazionale di cui le FFAA necessitano.

E.G.

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