TIMORI PER LE CELLULE DI PARIGI ANCHE IN ITALIA – AUMENTO SOLDATI IN STRADA

Massima attenzione ai luoghi affollati, 600-800 militari in più a vigilanza degli obiettivi sensibili nelle città, revisione di tutti i piani d’intervento, compresi quelli d’evacuazione in caso d’attacco o di minaccia reale. Il Viminale cerca di blindare le difese poiché il rischio per l’Italia “è significativo”, dicono 007 e antiterrorismo, e i terroristi puntano a realizzare attacchi “eclatanti”.

Che non vi siano “progettualità in atto”, infatti, non significa che non siano presenti nel nostro Paese soggetti che potrebbero passare all’azione. Secondo l’intelligence italiane non vi sarebbero cellule attive nel nostro Paese, ma l’allarme che arriva dai servizi segreti iracheni è di altro tenore: alcuni elementi della cellula che “ha compiuto gli attacchi di Parigi” sarebbero sparsi in una mezza dozzina di Paesi europei, tra i quali l’Italia.

Il punto sullo stato della minaccia in Italia è stato fatto oggi al Copasir dal direttore dell’Aisi, Arturo Esposito, nel corso di oltre due ore di audizione. Secondo il servizio, ha riferito al termine il presidente del Copasir Giacomo Stucchi, il rischio per l’Italia è dunque “significativo”, ma non c’è “alcun riscontro su cellule terroristiche nel nostro Paese, anche se ciò non vuol dire che non si possano strutturare o che non ci sia la progettualità di costituirle”. Inoltre, ha aggiunto, “non c’è alcun segnale che ci porti a dire che c’è un passaggio dalla possibilità alla probabilità che qualcosa accada in Italia”. Stando ai dati forniti dall’Aisi, non sono cambiati i numeri dei foreign fighters ‘italiani’, sempre a quota 93 e sempre monitorati. C’è poi grande attenzione da parte degli 007 al web, per due motivi: innanzitutto sono tante le minacce all’Italia e al Vaticano, simbolo dei ‘crociati’, che circolano in rete e sul ‘deep web’, pur se non circostanziate; inoltre si riscontra una forte propaganda jihadista, specie da parte dell’Is, che fa presa su tanti giovani che possono radicalizzarsi e passare all’azione, spinti dalla voglia di emulare atti come quelli di Parigi e Bruxelles.

L’attenzione dell’ intelligence e antiterrorismo è poi concentrata sul monitoraggio di quei soggetti – nell’ordine di alcune decine – presenti nel nostro Paese e che, pur non avendo al momento alcuna progettualità in atto, potrebbero intraprendere un percorso di radicalizzazione. La raccolta delle informazioni, infatti, ha fatto emergere la presenza di diversi soggetti, alcuni anche in collegamento tra loro, che potenzialmente potrebbero rappresentare una minaccia. Alcuni di loro sono già stati espulsi, altri lo saranno nelle prossime settimane, altri sono stati colpiti da provvedimenti della magistratura, altri ancora restano sotto stretta osservazione.

Il timore di forze di polizia e servizi è nella strategia del gesto eclatante, che ottenga la massima visibilità mediatica grazie al numero di vittime colpite. Per questo una vigilanza speciale è stata caldeggiata dal Viminale, con una circolare a prefetti e questori, non solo su aeroporti, stazioni e metro, ma soprattutto sui luoghi affollati: si va dalle partite di calcio agli eventi religiosi in pieno Giubileo all’intrattenimento musicale. Non è un caso che nella circolare inviata, si chiede di “sensibilizzare ulteriormente” non solo le “misure di vigilanza e sicurezza in atto a protezione degli obiettivi e siti comunque riconducibili al Belgio”, ma anche quelle relative ad “ogni altro obiettivo ritenuto a rischio” (con particolare attenzione a aeroporti e stazioni ferroviarie e della metropolitana) e, soprattutto “a luoghi comunque interessati da larga affluenza di persone”.

Per cercare di ridurre quanto possibile i rischi, inoltre, il Viminale ha disposto una stretta su carceri e periferie e un più capillare controllo del territorio. Proprio per questo si sta lavorando ad un aumento del contingente di militari già presenti nelle città nell’ambito della missione ‘Strade Sicure’: l’obiettivo è quello di aggiungere ai 6.300 già sulle strade altri 700-800 soldati. Di questi, 200 dovrebbero essere destinati a Roma, dove sono già presenti 2.200 militari, altri 500-600 nelle altre città in modo da liberare le forze di polizia per il controllo del territorio.

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