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Istruzione in guerra: Italia, “protezione scuole e’ priorita’ agenda internazionale”

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NEW YORK – Lo scorso 6 dicembre, in una riunione in formato Arria del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, l’Italia ha ribadito che la protezione delle scuole nei conflitti armati è una priorità assoluta della sua azione internazionale con una speciale preoccupazione per la dimensione di genere.

“Rinnoviamo i nostri sforzi esortando tutti gli Stati membri ad approvare e attuare pienamente la ‘Dichiarazione Scuole Sicure’ adottata sei anni fa”, ha detto il rappresentante permanente italiano all’Onu, Maurizio Massari.

La riunione era stata organizzata dalle missioni di Norvegia e Niger alle Nazioni Unite. La Rappresentante speciale per i bambini nei conflitti armati, Virginia Gamba, e la direttrice esecutiva dell’UNICEF Henrietta Fore erano tra i relatori.

Rapimenti e violenza sessuale

‘”I conflitti intercomunitari, le operazioni militari, l’insicurezza e la diffusione del COVID-19 hanno continuato ad avere un pesante impatto. I casi di rapimento e di violenza sessuale hanno continuato ad aumentare in modo preoccupante – gravi violazioni che hanno colpito pesantemente ragazzi e ragazze, anche se in modo diverso: mentre l’85% dei ‘bambini soldato’ erano ragazzi, il 98% della violenza sessuale è stata perpetrata contro le ragazze”, ha aggiunto Massari.

Uno scenario desolante

In questo “scenario desolante”, è essenziale continuare a sollevare l’attenzione della comunità internazionale su questo tema in tutte le sedi internazionali pertinenti, ha detto l’ambasciatore italiano. Massari ha anche sottolineato l’importanza delle missioni di pace nella protezione delle infrastrutture civili come scuole e ospedali e delle popolazioni civili interessate: “È quindi essenziale fornire alle truppe di peacekeeping una formazione mirata sulle questioni di genere, oltre ai vantaggi che vengono dalla presenza di personale femminile, in quanto le donne hanno dimostrato di avere un grande successo nel costruire la fiducia con le popolazioni locali, soprattutto donne, bambini e persone anziane”. (@OnuItalia)

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