Incursore della Marina: non è solo un lavoro, ma una scelta di vita importante.

L’articolo di Osvaldo Marchese racconta della scelta di un ragazzo , riuscito ad arruolarsi nel Gruppo Operativo Incursori della Marina Militare, dopo essere riuscito a superare severe selezioni.

Le loro attività si svolgono nel pieno anonimato. Non un volto, né una targhetta. Solo un numero, quello del brevetto, esposto sul braccio solo durante l’attività addestrativa. Gruppo Operativo Incursori. Le forze speciali della Marina Militare sono composte anche da loro: ragazzi, poco più che ventenni; persone che, a dispetto della loro età, hanno scelto di intraprendere una carriera unica, estremamente professionalizzante, ma fatta anche di tante rinunce e sacrifici.

Approcciandosi al loro mondo giunge spontanea una curiosità: incursori si nasce o si diventa? Lo abbiamo chiesto ad Andrea, un nome di pura fantasia, che abbiamo raggiunto telefonicamente. Dove si trovasse e in quale attività sarebbe stato coinvolto da lì a breve, non ci è dato saperlo. Ma potendo concederci qualche minuto, ci ha raccontato la sua storia:

Fare l’incursore – ha spiegato – non è solo un lavoro, ma una scelta di vita importante. Per me è stata una vocazione nata durante la mia prima esperienza dopo il concorso VFP1. In quel periodo sentivo forte il richiamo verso l’azione. Così ho scelto, al termine della ferma, di accedere nuovamente al concorso VFP1, questa volta per il Corpo Equipaggi Militari Marittimi. Specialità: Incursore“.

Originario del Nord Italia, Andrea all’età di 23 anni riesce a superare le severe selezioni, ma è troppo presto per cantare vittoria. Essere idoneo, infatti, è solo l’inizio di un lungo ed intenso percorso formativo presso la sede del Comando Subacquei Incursori al Varignano, nello spezzino.

E non tutti riescono a completarlo: “Il corso per ottenere il brevetto da Incursore – ha raccontato – è durato oltre un anno, diviso in 4 distinte fasi: combattimento a terra, in acqua, fase anfibia e capacità di condotta operazioni. Le prove sono state dure e faticose; lo stress a cui si è sottoposti è forte. Per superarlo è necessario avere disciplina mentale, che trova terreno fertile laddove alla base c’è anche un’ottima preparazione fisica“.

La determinazione di Andrea è tanta e la volontà di raggiungere l’obiettivo lo spinge fino alla conquista del basco verde. “Alla cerimonia di imbascamento – ha confessato – ho rivisto con la mente tutto il mio percorso formativo, proprio come se fosse un film. Tra gli spalti ho incrociato lo sguardo di chi, prima di me, ha servito la Patria da Incursore e ho provato un forte senso di appartenenza: far parte di una famiglia speciale“.

 Andrea, dedicandosi con spirito e voglia di fare al duro addestramento, è riuscito a terminare il corso, guadagnandosi il superamento del concorso VFP4, ultimo passo prima di accedere al servizio permanente.

Il suo addestramento l’ha portato ad essere “combat ready” e quindi impiegabile in vari scenari operativi internazionali. “Chiunque abbia intenzione di affacciarsi a questo mondo – spiega Andrea – non deve mai arrendersi. Anche se al primo tentativo può andar male, non bisogna mai rinunciare.

Meglio provare, piuttosto che vivere di rimpianti“. Il tempo a disposizione è terminato. E mentre Andrea ci saluta, fantastichiamo su quali importanti attività a difesa degli interessi nazionali lo attendono. Non super uomin, ma professionisti a 360 gradi capaci di intervenire sul mare e dal mare. Buon lavoro Andrea!

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