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INCENTIVO PER I LAVORATORI DIPENDENTI CHE POSTICIPANO LA PENSIONE UNA VOLTA ACQUISITO IL DIRITTO.

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11 marzo 2025     1° Lgt. in pensione Antonio Pistillo

Con un articolo pubblicato il 14 gennaio 2023 si è esaminato il bonus previsto per i lavoratori dipendenti del settore privato e del pubblico impiego che decidevano di restare a lavoro una volta raggiunti i requisiti di quota 103 (62 anni di età e 41 anni di anzianità contributiva)che, in sintesi, permetteva di percepire in busta la quota di contributi a carico del lavoratore (9,19% della retribuzione lorda nel privato e 8,80% nel pubblico impiego) anziché versarli all’Inps.

All’Inps, pertanto, sarebbe stata versata esclusivamente la contribuzione, ai fini del trattamento pensionistico, a carico del datore di lavoro ovvero della Pubblica Amministrazione, mentre nulla cambiava ai fini della contribuzione relativa al Tfs.

La legge di bilancio 2025 ha prorogato l’incentivo al posticipo del pensionamento a favore dei lavoratori dipendenti che, pur avendo maturato i requisiti per lapensione anticipata flessibile cd. quota 103, scelgano di proseguire l’attività lavorativa e ha esteso la possibilità di chiedere tale incentivo anche a coloro che maturano i requisiti per la pensione anticipata previsti dalla legge Fornero. Pertanto, come in precedenza, si presume che la norma non si applichi al personale del comparto Difesa, Sicurezza e Pubblico Soccorso che ha maturato o maturerà il trattamento di quiescenza di anzianità.

In sintesi, tale incentivo si rivolge ai dipendenti che, avendo maturato ovvero che matureranno, entro il 31/12/2025, i requisiti per il trattamento con quota 103 e con 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne + 3 mesi di finestra, sceglieranno di proseguire l’attività lavorativa e posticipare il pensionamento.

La legge di bilancio del 2025 ha, inoltre, previsto che le somme erogate al lavoratore a tale titolo sono esenti da imposizione fiscale.

L’incentivo, secondo le regole impartire dall’Inps in precedenza, spetta dal primo giorno successivo alla presentazione domanda e non prima della maturazione del diritto al trattamento della pensione (requisito del diritto più finestra mobile) e dura fino al compimento dell’età di maturazione della pensione di vecchiaia (oggi di 67 anni), salvo che l’interessato scelga di pensionarsi prima. Con il messaggio n. 799 del 5 marzo 2025 l’Inps ha chiarito le modalità di richiesta dello sgravio contributivo.

Per meglio comprendere gli effetti di questa incentivazione sulla retribuzione e a lungo termine sul trattamento di quiescenza si fa riferimento a un dipendente civile del Ministero della Difesa che ha acquisito il diritto al trattamento di quiescenza dal 1 febbraio 2025 a 62 anni di età.

A seguire lo specchio dell’ultima retribuzione in servizio di gennaio 2025 e la stima del trattamento di quiescenza dal 1 febbraio 2025.


Invece, con lo specchio a seguire la stima di quella che sarebbe la retribuzione maggiorata dell’incentivo in caso si scelga di posticipare il pensionamento.

Con la richiesta dell’incentivo la quota parte della pensione determinata col sistema contributivo (cd. quota C per l’anzianità dal 1996 in poi), sarà determinata sulla base del montante accumulato con la sola quota contributiva del datore di lavoro (nell’esempio pari al 24,20% poiché lavoratore pubblico), in quanto i contributi a carico dell’interessato non saranno versati all’Inps, bensì elargiti in busta paga a titolo di incentivo, tra l’altro, come detto in precedenza, non soggetto a tassazione Irpef.

Pertanto, in questo caso il trattamento risulterà inferiore a quello che si otterrebbe nel caso di prosecuzione dell’attività lavorativa, fino alla pensione di vecchiaia, senza richiedere l’incentivo perché il montante contributivo accumulato sarà superiore per effetto di una maggiore contribuzione pari al 33% (24,20% amministrazione e 8,80% a carico dipendente), come si evince da specchio a seguire.

Le stime dei trattamenti all’età di 67 anni non tengono conto degli eventuali aumenti potenzialmente conseguibili in 5 anni di attività di servizio, della aspettativa di vita, della rivalutazione delle retribuzioni, del Pil e dell’inflazione, pertanto i due importi potrebbero variare in meglio, ma la differenza sarebbe pressoché la stessa ed è proprio conoscere tale differenza che permette di facilitare la decisione se richiedere o meno l’incentivo nella ipotesi che si preferisca rimanere fino al limite di età.

A tal proposito di evidenzia altresì che la legge di bilancio per il 2025, con decorrenza dal 1 gennaio, ha abrogato la norma che obbligava le Amministrazioni della Pubblica Amministrazione a risolvere unilateralmente il rapporto di lavoro con i dipendenti al compimento dei 65 anni di età se gli stessi a tale data avevano maturato i requisiti per il diritto al trattamento pensionistico anticipato, portando a 67 anni il limite ordinamentale.

Ciò ha comportato la revoca dei provvedimenti, adottati sulla base della disciplina previgente, di cessazione d’ufficio per limite ordinamentale di 65 anni di età conseguiti dal 2025, ferma restando la facoltà dell’interessato di presentare domanda di pensione anticipata.

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