I REQUISITI PENSIONISTICI DAL 2027 POTREBBERO AUMENTARE

2 aprile 2025 1° Lgt. in pensione Antonio PistilloL

Come descritto con un articolo pubblicato il 15 gennaio 2025, i requisiti pensionistici del personale del Comparto Difesa, Sicurezza e Soccorso Pubblico, pur se diversi da quelli della generalità dei pubblici dipendenti, in virtu’ delle specificità del settore riconosciute ai sensi del D. Lgs. n. 165/1997, sono soggetti agli eventuali adeguamenti derivanti dall’aumento dell’aspettativa di vita di cui al d.l. n. 78/2009 (c.d. legge Sacconi).

Aggiornamenti che hanno una frequenza biennale, ma sono stati nulli per i bienni 2021- 2022, 2023-2024 e 2025-2026 perché non si sono registrati aumenti della speranza di vita, anche a causa delle ricadute della stagione del Covid. Incrementi che non ci sarebbero comunque stati per i lavoratori dipendenti (escluso il personale del comparto difesa, sicurezza e pubblico soccorso) in quanto col d.l. n. 4/2019 sono stati bloccati fino al 31/12/2026.

Due giorni fa si è appreso che l’Istat ha stimato un’aspettativa di vita per il 2024 in 83,4 anni, in particolare i ricercatori dell’Istituto, rispondendo a una domanda nel corso della conferenza stampa sui dati demografici, hanno dichiarato “non abbiamo ancora fatto il calcolo al centesimo, ma verosimilmente l’aumento sarà tra i 4 e 5 mesi e, pertanto, ci sarà uno scatto ulteriore sull’età pensionabile”.

Se fosse confermato un incremento di 4/5 mesi, i requisiti dal 2027 salirebbero di 0/1 mese in quanto bisogna sottrarre i 4 mesi di riduzione accumulati in precedenza a causa dell’aumento della mortalità registrata durante la pandemia.

Lo specchio a seguire mostra le modifiche nel tempo, compreso gli ultimi due bienni con variazioni negative.

Tuttavia, il calcolo effettivo per l’adeguamento nel 2027 scaturisce dalla differenza del confronto tra la media del biennio 2023-2024 e la media del biennio 2021-2022, da cui emerge, invece, secondo una stima di scrive, in quanto è necessario conoscere il dato del 2024 con i decimali, che l’aumento della vita media è pari a 7 mesi, pertanto, pur scorporando i 4 mesi negativi accumulati, i requisiti dovrebbe essere incrementati di 3 mesi.

Dopo gli ultimi dati dell’Inps, autorevoli esponenti dei partiti di maggioranza hanno ribadito che il Governo interverrà per sterilizzare gli aumenti, ma dalla realtà emerge un’evidente contraddizione con quanto il Governo ha attuato, circa un anno fa, in merito; infatti, in base alle norme vigenti in precedenza era previsto un blocco degli eventuali incrementi fino al 2026, ma l’esecutivo, con l’ultima legge di bilancio, ha anticipato questa sospensione, quindi di fatto permettendo che i requisiti potenzialmente potessero essere elevati già dal 2024, cosa che non è successa, semplicemente, perché l’aspettativa di vita nel periodo di riferimento è stata negativa.

In sintesi, non è esclusa la possibilità di un incremento, ma l’ultima parola spetta al Ministero dell’Economia e delle Finanza che dovrà sancire, con decreto che dovrebbe essere emanato entro la fine dell’anno, quali saranno le condizioni di accesso alla pensione per il biennio 2027-2028.

Pertanto, in assenza di un provvedimento del Governo, è molto probabile una crescita dei requisiti di accesso alla pensione di anzianità che si è provato a stimare negli specchi a seguire.
Nulla cambia, invece, per i limiti di età come chiarito nell’articolo pubblicato il 15 gennaio 2025.

Ipotesi sulla base di quanto certificato nell’ultimo scenario demografico contenuto nella Nota di aggiornamento al 25^ Rapporto sull’andamento della spesa pensionistica e assistenziale della Ragioneria Generale dello Stato

Si evidenzia, infine, che un eventuale provvedimento del Governo avrebbe effetti esclusivamente sui requisiti per accedere alla pensione, ma non sui coefficienti di trasformazione che quindi, dal 2027, si abbasserebbero comunque in caso di conferma dell’aumento dell’età media.

Coefficienti che come oramai noto a tutti, sono parametri che traducono in pensione annua il montante contributivo accumulato dal lavoratore dal 1996 alla data del pensionamento, cioè la cd. quota C (quota contributiva) che si aggiunge alla quota A e B (quote retributive) per coloro che rientrano nel sistema di calcolo misto (meno 18 anni al 31/12/95).

Tali coefficienti sono valori determinati tenendo conto non solo dell’aspettativa di vita (per cui possono anche aumentare in caso di vita media in calo, come è già accaduto nel biennio 2023-2024), ma anche all’andamento del prodotto interno lordo dell’ultimo quinquenni

 

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