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I militari il Governo e il danno da poltrona

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Come è ormai noto , molti dei Componenti della Commissione Difesa hanno avuto la presunzione di prendere sul serio i feedback che gli sono arrivati nel corso di questi anni dal mondo militare, talvolta concedendo  la parola addirittura a persone “civili” che col mondo militare c’azzeccano veramente poco.

Eppure dalle ultime vicende in tema di sindacalizzazione, sembra che molte di quelle audizioni siano state solo “tempo perso”.

Cosa sia accaduto a quei parlamentari che si professavano cittadini, resta ancora un mistero.

Ci riferiamo in particolare alla Sentenza 120/18 della Corte Costituzionale , che faceva presagire ad un preludio favorevole su tutto il mondo militare in tema di abolizione della Rappresentanza Militare in favore del processo di sindacalizzazione del mondo con le “stellette”.

Purtroppo però  le cose non sembrano andare nella giusta direzione. I militari probabilmente saranno costretti ad assistere alla fine di tutto il sistema rappresentativo, o meglio, assisteranno alla consolidazione definitiva della vecchia forma rappresentativa, furbescamente rinominata in “sindacato” , con la differenza che questa volta dovranno accollarsi tutto l’onere economico per tenerla in vita tramite una “iscrizione” annuale.↓


Sindacalizzazione delle Forze Armate e abolizione della Rappresentanza Militare

Ormai il mondo militare è quasi rassegnato ad accettare che se qualcosa cambierà, lo farà in peggio. L’ultima bozza che dovrebbe disciplinare il passaggio dall’attuale Rappresentanza Militare al Sindacato, per certi versi somiglia molto alle procedure attuate sul documento che sostituì la 382/78 con il T.U.O.M., anzi, questa volta si è voluto esagerare.

Mentre nel redigere il T.U.O.M. il legislatore si limitò a copiare le norme della 382/78 risalenti a qualche decennio prima, oggi con la sindacalizzazione stiamo assistendo a qualcosa di ancor più stravagante. La norma pur apparendo innovativa, qualora approvata, porrà le fondamenta per disgregare tutto .

Nella bozza di ddl infatti , oltre a che a “concedere” ai sindacati le limitate funzioni già in seno al Cocer, ( fatta eccezione per la parte relativa alla concertazione di vertice) si cerca di convertire la vecchia Rappresentanza in una sorta di istituto replicante, ma a carico dell’utente. Questo causerà un ulteriore allontanamento del personale militare da qualsiasi forma di associazione di questo genere. Nessuno infatti sarà disposto a pagare per una istituzione di questo tipo .

In questo contesto, ciò che meraviglia è il tacito assenso dei Cinque Stelle. Proprio coloro che avevano battagliato in Commissione Difesa con il governo piddino, oggi si trovano a dover fare i conti con uno stravolgimento di tutto il contenuto del loro ddl , in favore di norme “fortemente restrittive” imposte dallo stesso PD e da Forza Italia, col silenzio assenso della Lega.

      Cosa potrebbe accadere


Nel prossimo periodo , i parlamentari impegnati nella redazione del ddl saranno chiamati ad esaminare gli emendamenti ricevuti . Molti militari sperano in una rielaborazione dell’ ultima bozza in favore del precedente ddl. Con molta probabilità, nel caso in cui la bozza in discussione divenisse legge, assisteremo all’ennesimo ricorso collettivo presso la Corte EDU.

Un’ altra peculiarità di tutta la vicenda, è il libero arbitrio col quale talune associazioni sindacali militari siano state riconosciute a dispetto di altre, concedendogli di fatto , un ampio margine di tempo senza alcuna concorrenza .Dalla denuncia di Paolo Melis, uno dei cofondatori del SIAM ( Sindacato Aeronautica Militare), sembra che qualcosa non quadri sul profilo della trasparenza. Il SIAM attende l’assenso da oltre 200 giorni rispetto ai 180 previsti per “direttiva dello stesso Ministro della Difesa”, eppure altre sigle sono state riconosciute a tempo di record….

Di Paolo Melis
Come si evince dalla pagina ufficiale del Ministero della Difesa, le uniche associazioni sindacali riconosciute sono esclusivamente interforze. SIULM, LRM e SIM che sebbene appaia frazionato per forza armata è di fatto agilmente convertibile una sigla unica.
L’ultimo assenso è datato 20 marzo scorso. Da oltre un mese non sono stati rilasciate ulteriori autorizzazioni. Sebbene come si evince dall’ audizione in Commissione Difesa del Capo di Stato Maggiore della difesa, diverse erano le richieste pervenute al Ministro. Molte delle quali erano di associazioni di forza armata.


Ora sembra che da Via XX Settembre ci siano forti pressioni alla Commissione Difesa per far introdurre il vincolo che le future sigle sindacali siano esclusivamente interforze.
Siccome a pensar male si fa peccato ma tante volte ci si azzecca, il dubbio è che tutti gli altri vengano rallentati in attesa dell’approvazione del testo sulla disciplina della associazioni sindacali dei militari. Magari nella convinzione che tale vincolo venga introdotto, dando l’opportunità all’Amministrazione Difesa di rigettare tutte le richieste pervenute da parte di associazioni non interforze.

Se ciò dovesse verificarsi, sarebbe la dimostrazione che mai e poi mai il Ministero della Difesa potrebbe essere il soggetto adatto a garantire terzietà e trasparenza necessaria al rilascio e alla revoca dell’assenso alle nascenti associazioni. Così come è stato scritto nel testo unificato attualmente in esame e pressantemente sollecitando da molti gruppi politici particolarmente conservatori e sensibili alle richieste dei vertici delle Forze Armate.

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