La legge sui sindacati militari piace solo ai parlamentari. I sindacalisti militari, riconosciuti solo grazie ad una direttiva dell’ ex Ministro della Difesa Elisabetta Trenta, denunciano gravi passi indietro in tema di diritti.
Le norme contenute nel testo, a detta dei diretti interessati, limiterebbero l’azione sindacale su tutti i livelli, rendendo le neonascenti istituzioni perfino meno influenti della stessa Rappresentanza Militare.
Di seguito il comunicato stampa dei sindacati costituiti della Guardia di Finanza:
PERCHE’ LA POLITICA ED I VERTICI DELLE AMMINISTRAZIONI VOGLIONO NEGARE AI SINDACATI GLI STRUMENTI NECESSARI ALLA TUTELA DEI FINANZIERI NONOSTANTE LA SENTENZA DELLA CORTE COSTITUZIONALE?
Onorevoli e Senatori,
possiamo immaginare le ragioni per cui non si è voluto dare il giusto spazio al processo di democratizzazione in ambito militare, così come ci appare chiarissimo il vostro tentativo di attribuire alla Politica il merito di aver avviato un processo di sindacalizzazione del personale della Guardia di Finanza e militare in genere.
In realtà l’esigenza di proporre questa legge deriva unicamente da una sentenza della Corte Costituzionale, a sua volta indotta da sentenze della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.
Maggioranza ed opposizioni si sono trovate concordi nel licenziare un progetto di legge che, di fatto, rende amorfa la figura stessa dei sindacati militari, palesando peraltro evidenti profili di incostituzionalità censurabili in sede comunitaria.
Il testo licenziato dalla Commissione Difesa non riconosce ai militari un vero sindacato ma è addirittura peggiorativo rispetto all’attuale rappresentanza militare.
Chiediamo di ripensare quel testo apportando, nella fase di discussione assembleare, gli emendamenti indispensabili per pervenire a una legge largamente condivisa e ad attuare il diritto di libera organizzazione sindacale sancito dall’articolo 39 della Costituzione, che nel disegno di legge è solo menzionato.
A poco più di due anni dalla sentenza della Corte Costituzionale, nonostante la menomata agibilità nel periodo di vuoto normativo, le scriventi Organizzazioni Sindacali rappresentano migliaia di donne e uomini della Guardia di Finanza che chiedono siano loro riconosciuti i diritti garantiti dalla Costituzione a tutti i lavoratori.
Porteremo avanti le nostre legittime rivendicazioni, così come abbiamo sempre fatto, in tutte le sedi nazionali e sovranazionali, nel pieno rispetto delle leggi, ma senz’altro con estrema determinazione.
Nei prossimi mesi ci costituiremo nuovamente dinanzi alla CEDU, nel procedimento già in essere che fu avviato anni orsono da quattrocento finanzieri e che riconosce alla Guardia di Finanza profili di particolare specificità, anche rispetto ad altri Corpi armati e di polizia europei, nel ruolo di Polizia Economico-Finanziaria a tutela del bilancio nazionale e internazionale.
20 luglio 2020
SAF, SILF, SIM GdF, SINAFI, USIF
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