Coriolano “Gino” Caprara è l’ultimo prigioniero di guerra italiano ancora in vita ad essere stato detenuto nelle Isole Orcadi durante la seconda guerra mondiale .
Lo scorso 13 febbraio ha compiuto 100 anni. Originario di Velletri, parla un ottimo inglese. Dopo 100 anni, ricorda come il calcio abbia svolto un ruolo fondamentale per sopravvivere nei campi di prigionia. Grazie alla storia raccontata dal The Guardian, Coriolano ( per gli amici Gino) racconta di se e dei suoi commilitoni:
“Ho giocato per la squadra del Camp 34 contro gli altri soldati. Abbiamo sempre partecipato ai tornei – e abbiamo sempre perso!”
Gino è rimasto prigioniero nelle isole Orcadi per tre anni, esattamente nell’isola di Burray dal 1942 al 1945. All’epoca aveva 25 anni ed era stato fatto prigioniero nel Nord Africa.
L’Italia si arrese alle forze alleate nel 1943, ma nelle isole Orcadi rimasero prigionieri circa 1000 militari italiani, a causa dell’influenza nazista nella regione. Tutti dovettero attendere la fine della guerra per tornare nella madre patria.
Coriolano riuscì ad ottenere una buona posizione nel campo di prigionia egli fu concesso lo studio della lingua inglese. Lavorava anche in teatro per intrattenere i commilitoni. Ad altri andò peggio. Gino racconta delle storie sentite, molti di loro finirono a a lavorare in cava, . Ci volle un pò affinché comprendessero che il governo inglese li stava impiegando per rafforzare le proprie difese, ma quando lo capirono entrarono in sciopero. Ci vollero settimane di negoziazioni prima che la situazione trovasse una soluzione.
Donald S Murray, poeta, scrittore , educatore e madrelingua del gaelico dell’Isola di Lewis, oltre che giornalista del The Guardian, oltre a Coriolano, ha intervistato anche alcuni sui parenti rimasti prigionieri insieme agli italiani, ed è emersa una storia di commovente prigionia , oltre che di tanto sport , fondamentale per i detenuti che riuscivano così a trascorrere le giornate nei campi .
Col tempo che trascorreva inesorabilmente lento, vi fu un miglioramento tra le relazioni dei leader militari prigionieri e quelli inglesi ed emersero figure di spicco tra i prigionieri italiani. Fu concessa qualche libertà in più, si poteva lavorare, socializzare e ospitare attività ricreative nei campi.
Nell’aprile del 1944 i prigionieri formarono il “battaglione laburista italiano”. Non erano più scortati dagli inglesi e veniva loro concesso del tempo libero da trascorrere tutte le sere e per l’intera giornata della domenica.
Gli italiani aiutarono a costruire le Barriere di Churchill, una serie di difese marittime, oltre a creare una piccola Cappella italiana di culto religioso. Questa cappella è stata modellata da due capanne Nissen e una facciata in cemento.
I nostri militari riuscirono ad integrarsi talmente bene che trasmisero la passione del calcio nella vita quotidiana delle Orcadi. Lo sport divenne una parte fondamentale nella vita quotidiana.
Nell’agosto 1944 gli italiani organizzarono una giornata sportiva al campo 60 e una delegazione fu autorizzata a viaggiare dal campo 34 . In quell’occasione, Gino vinse la gara di salto in alto.
Fu disputata anche una partita di calcio, riportata nel piccolo settimanale denominato POW, che altri non era che un Notiziario Dai Campi di prigionia.
I giocatori furono descritti come “lumache piene di dolori ” ma fecero divertire molto gli spettatori”. La partita si concluse con una vittoria per 2-0 dei Rossi sui Verdi.
Furono organizzate anche partite con squadre locali. “Uno dei nostri attaccanti fu davvero intelligente – sostiene Coriolano nell’intervista concessa a Murray – Doveva marcare un soldato britannico molto veloce.
“In un contrasto il nostro attaccante gli urlò contro ” Oh basta! In quel frangente scese il gelo sul campo, poiché tutti pensarono che il nostro militare avesse mancato di rispetto all’avversario.
Faticammo a far capire agli inglesi che il nostro militare avesse soltanto detto “oh basta!”, non volevano crederci, e ci spaventammo molto, poi fortunatamente la partita riprese normalmente.
Il Calcio e la costruzione della Cappella furono importanti nella nostra vita , un modo come un altro per sfuggire alla noia .
“Se sei imprigionato, qualsiasi tipo di arte ti fornisce un mezzo di fuga dalla realtà” – sostiene Coriolano – “È il diritto al sogno espresso sul campo di calcio, fingendo di essere un eroe sportivo per avere i tuoi cinque minuti di gloria.”
Una volta in libertà, Gino è tornato più volte nelle Isole Orcadi, sia per visitare la Cappella italiana, sia per incontrare gli amici coi quali aveva trascorso un periodo indimenticabile, nel bene e nel male. Quest’anno alcune delle isole gli hanno dedicato una festa in onore del suo centesimo compleanno.
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