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Gli italiani sono sempre più poveri. Va combattuta la forma più subdola di inflazione: quella personale

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A questo ritmo, tra 10 anni, con 100.000 € di oggi, si potranno acquistare beni e servizi del valore di 70.000 €.

Per decenni, il tema “inflazione” è rimasto fuori dal radar del dibattito politico-economico: sembrava un fenomeno degli anni ‘70 e ‘80. La verità è che, nonostante non se ne parlasse, l’inflazione è sempre esistita ed è presente, oggi più che mai.

L’Istat ha infatti registrato, a ottobre 2021, un aumento dell’inflazione per il quarto mese consecutivo: era dal settembre 2012 che non si rilevava una crescita così ampia; a questo ritmo, tra 10 anni, con 100.000 € lasciati liquidi sul conto corrente, si potranno acquistare beni e servizi del valore di 70.000 €.

Prendiamo in esame i prezzi dei gelati Algida dal 2002 al 2021. Cornetto classico: da 0.90 € a 1.80 € (+100%); Magnifico: da 1.30 € a 2.50 € (+92%); Magnum classico: da 1.20 € a 2.10 € (+75%); Magnum sandwich: da 1.20 a 2.10 € (+75%).

Supponendo che nel 2002 il proprio patrimonio era di 12 euro, era possibile comprare 10 Magnum. Oggi, con gli stessi 12 euro lasciati in banca, sarebbe possibile comprare quasi 6.
Ma se quei 12 euro li aveste investiti in un’obbligazione subordinata o su un’azione non quotata di una banca italiana, oggi non mangereste nessun Magnum.

“ E’ importante sapere che l’inflazione esiste, ma ciò che davvero incide sulla situazione finanziaria dei risparmiatori, e quindi sul loro potere d’acquisto, è l’inflazione personale – spiega Luca Lixi, consulente finanziario indipendente, co-fondatore di AEGIS SCF e CEO di Lixi Invest, azienda che si occupa di educazione e cultura finanziaria, e fondatore di Wikilix, la community più grande d’Italia a tema finanza personale e investimenti – L’inflazione ufficiale è una media che riguarda la collettività e contiene voci di spesa molto variegate al suo interno, l’inflazione personale riguarda invece il singolo risparmiatore e si basa sulle voci di spesa sostenute individualmente”.

Questo concetto può essere spiegato con un esempio pratico, chiaramente ipersemplificato: se a Bolzano il prezzo delle arance è aumentato del 20%, mentre a Catanzaro è rimasto invariato, l’inflazione media ufficiale sulle arance sarà del 10%.

“Ma per chi abita a Catanzaro non è cambiato nulla, mentre per chi abita a Bolzano la realtà è ancora più pesante – continua Luca Lixi – O ancora: se il prezzo delle arance è aumentato in tutta Italia del 20%, mentre il prezzo delle mele è rimasto invariato, l’inflazione media ufficiale sarà del 10%.

Ma se per chi mangia solo mele non è cambiato nulla, per chi preferisce le arance, l’aumento dei prezzi è invece rilevante”.

L’inflazione personale varia sulla base delle proprie preferenze, delle quantità consumate, dell’area geografica in cui si vive, e di altri caratteristiche individuali.

Chiaramente, mettersi a calcolare la propria inflazione personale è molto laborioso, perché bisognerebbe costruire un paniere con i propri consumi, rilevarne costantemente i prezzi e poi verificare di quanto questi sono aumentati o diminuiti – continua Lixi – Tuttavia, è fondamentale tenere sotto controllo il proprio potere d’acquisto e il primo passo per farlo è attraverso la compilazione di un budget che può aiutare anche ad acquisire consapevolezza su come vengono spesi i propri soldi”.

Oltre alla compilazione di un budget, esistono altri modi per contrastare gli effetti dell’inflazione personale? “Investire. E farlo in modo adeguato sul mercato azionario, in quanto è l’unico tipo di investimento in grado di battere ampiamente l’inflazione nel lungo termine. L’alternativa è lasciare che i propri soldi valgano sempre meno nel corso del tempo.

Questo però non significa che i risparmiatori debbano investire tutto il patrimonio, magari delegando ciecamente a terzi e in modo del tutto inconsapevole. Perché investire senza un’adeguata pianificazione finanziaria porta con sé un rischio maggiore della lenta erosione per effetto dell’inflazione.

Insomma, sarebbe come finire dalla padella alla brace – conclude Lixi – Per questo motivo è fondamentale, prima di tutto, iniziare un percorso di alfabetizzazione finanziaria”.

L’inflazione quindi può essere interpretata come una giusta spinta all’investimento, soprattutto in una nazione sottoinvestita in generale, e con una quota di azionario fortemente sbilanciata verso l’inconsistente azionario italiano.

ERComunicazione
Dott.ssa Elena Ricci
Ufficio Stampa, Comunicazione

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