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Gianluca Rizzo: verità sugli alpini morti

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Il presidente della commissione Difesa della Camera, Gianluca Rizzo vuole fare luce sulla morte di quattro alpini avvenuta nel 1998 in circostanze poco chiare



Con un post sulla propria pagina Facebook,il presidente della commissione Difesa della Camera, Gianluca Rizzo, riporta l’attenzione su una tragedia avvenuta nel 1998 in circostanze misteriose e che ancora oggi non trova una spiegazione esaustiva:

“La ricerca della verità sulla tragica morte di quattro alpini, avvenuta a Gemona del Friuli il 9 giugno 1998 mentre rientravano dalla libera uscita, non può che trovare nel parlamento la sede opportuna dove ricevere attenzione e sensibilità”.

Quel drammatico 9 giugno 1998 morirono quattro soldati. La versione ufficiale parlò di uno scontro  con un tir guidato da un bosniaco. L’auto con i quattro militari prese fuoco e i giovani morirono tutti  nello schianto. Le autopsie non vennero mai eseguite.

Rizzo continua poi nel suo comunicato,  citando i nomi degli alpini morti:

“Roberto Garro, Giovanni Lombardo, Andrea Cordori e Mirco Bergonzini erano quattro giovani alpini che avevano davanti a loro tutta la vita. Oggi, grazie anche all’ostinazione dei genitori che non si sono rassegnati alle verità ufficiali, ricostruendo fatti ed avanzando legittime domande, quelle richieste hanno trovato ascolto in Elisabetta Trenta. Il ministro della Difesa ha invitato infatti il parlamento ad assumere ogni possibile iniziativa sulla vicenda. Ecco perché, ringraziando il ministro e augurandomi che si possa raggiungere la verità il più presto possibile, ho trasmesso per competenza la richiesta avanzatami al presidente del gruppo parlamentare del MoVimento 5 Stelle Francesco D’Uva, per avviare celermente le iniziative del caso”.



Alcuni dei familiari degli alpini morti hanno da sempre sostenuto che la loro morte possa essere riconducibile ad un attentato terroristico. I genitori di Garro negli ultimi 20 anni hanno presentato numerose denunce alla magistratura . La madre di Mirco, Marisa Bergonzini non è stata mai convinta dalla tesi dell’incidente cosi come il marito Ermes  .Tratto da un’ intervista del 1998 alla donna:  Una settimana prima dell’incidenteMirco ci aveva telefonato e non era tranquillo, pareva preoccupato, ci aveva detto che c’era qualcosa che non andava. Non ci hanno mai fatto vedere il corpo di nostro figlio ed è arrivato a casa in una bara già chiusa trasportata da un carro con il cassone aperto. Abbiamo anche saputo che qualche anno fa i genitori di Garro sono riusciti a fare riesumare la salma del figlio trovandolo nudo e sporco. Comunque sia, io e mio marito ormai siamo rassegnati».

I genitori di Garro, subito dopo i funerali tentarono di entrare al Quirinale, per restituire al Presidente della Repubblica il Tricolore col quale venne avvolta la bara del proprio figlio .  Il corpo di Roberto venne riesumato nel dicembre 2000, su concessione del Procuratore Fabio De Pasquale. Non solo non era dilaniato ma non presentava alcun segno di ustioni, inoltre era nudo e sporco di fango, avvolto in un sacco di plastica.

In una recente dichiarazione, il  papà di Garro sostiene per l’ennesima volta che il figlio e i suoi compagni siano morti in seguito ad una deflagrazione: “Le condizioni del corpo di nostro figlio e dell’auto non sono quelle di un incidente stradale, ma di una deflagrazione  – dice Angelo Garro – abbiamo il diritto di sapere come sono andate le cose, di chiedere verità a giustizia per Roberto Garro e speriamo di averle da questo governo. Siamo rimasti troppo tempo abbandonati all’indifferenza dei governi susseguitisi in questi lunghi 20 anni”.

I funerali dei ragazzi all’epoca furono  svolti dentro la caserma nel massimo riserbo, alla sola presenza di superiori e qualche collega. Le bare furono consegnate ai familiari con un camion che veniva utilizzato per il trasporto di materiale.



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