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Generale Angioni – “Perso troppo tempo Interveniamo subito”

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Abbiamo sottovalutato l’Isis

«Intervenire in Libia? È indispensabile e abbiamo aspettato anche troppo, pensando che l’Isis fosse un fuoco di paglia. E sbagliando. Ma, per farlo, bisogna che ci sia un governo riconosciuto e accettato da tutti i libici». Parola di «Condor», come lo aveva battezzato Oriana Fallaci nel suo «Insciallah». L’ex generale Franco Angioni, mitico comandante del contingente italiano a Beirut nel 1983, premette tuttavia che una missione militare deve avere almeno due prerequisiti.

 Quali, generale?

«Il primo è che la Libia diventi un Paese con un governo autonomo e stabile. Il secondo, che si formi una coalizione per eliminare il nemico comune: l’Isis».

 La prima condizione sembra ancora difficile da ottenere…

«Sì, ma è necessario che la Libia, che abbia un solo governo o tre, si inserisca nel contesto internazionale e diventi un interlocutore valido. Se i libici non trovano un accordo, dovranno gestire la patata bollente in loco».

 Ma sarebbe anche un nostro problema. Oltre per l’avanzata del Califfato, l’Europa è molto preoccupata per l’emergenza immigrazione. Come frenare le partenze di migranti dalla Libia?

«L’immigrazione non è un problema libico, non sono i libici a venire in Europa e, se i migranti non passassero da lì, passerebbero dalle rotte a Est, dai Balcani, come già avviene».

L’Italia potrebbe intervenire unilateralmente?

«No. Non può farlo da sola, perché non è attuabile politicamente. E poi siamo nell’Ue, facciamo parte dell’Onu e della Nato, non possiamo prendere iniziative solitarie. L’obiettivo è l’eliminazione dei jihadisti e questo si può fare unicamente con il sostegno dei libici, quindi si deve realizzare il primo presupposto di cui parlavo».

 Abbiamo lasciato che Daesh-Isis si rinforzasse. Un errore grave?

«Sì. È stato consentito a Daesh di diventare una forza militare di una certa consistenza. Se non interveniamo, il male si diffonderà e l’Isis troverà altri adepti. Abbiamo atteso fin troppo, pensando che la fiammata si sarebbe estinta da sola. Invece, il fronte del fuoco si allarga, dilaga e sembra non arrestarsi. E poi è l’Occidente che ha provocato la nascita dello Stato islamico».

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