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Fuoco e fiamme nel carcere minorile. Sappe: nessuno ha accolto i nostri gridi di allarme

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MILANO, FUOCO E FIAMME NEL CARCERE MINORILE BECCARIA PER LA FOLLE PROTESTA DI UN DETENUTO. DURA LA POSIZIONE DEL SAPPE: “NESSUNO HA RACCOLTO I NOSTRI GRIDI DI ALLARME SU GIUSTIZIA MINORILE, QUESTE LE CONSEGUENZE” 

Una serata da dimenticare, di fuoco e di rabbia.

Ancora un grave incendio provocato da un detenuto ospite del carcere minorile Beccaria di Milano, con agenti in ospedale per intossicazione ed arredi distrutti, ed è vibrante l’ira del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, rivolta a tutti coloro che non hanno raccolto, in questi mesi, i reiterati allarmi dei rappresentanti sindacali dei Baschi Azzurri.


Le fiamme ed il denso fumo propagato potevano essere letali”, ricostruisce e denuncia Alfonso Greco, segretario regionale per la Lombardia del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, che esprime vicinanza e solidarietà ai poliziotti del Beccaria.

Ieri sera, verso le 23, un minore detenuti ha pensato bene di dare fuoco alla sua cella. Il personale di Polizia che è tempestivamente intervenuto è rimasto intossicato ed è dovuto ricorrere alle cure del Pronto Soccorso del nosocomio cittadino.

Risultato dei disordini di ieri sera è ben 4 Agenti intossicati con prognosi che vanno dai 7 ai 9 giorni. Non si placa dunque la situazione del carcere minorile di Milano, ove ancora la situazione non sembrerebbe affatto tornata alla normalità.

Il Sappe esprime la propria solidarietà ai 4 baschi azzurri intossicati e auspica in una celere risoluzione delle criticità che vi sono al Beccaria”.
Io credo sia grave che, in tutti questi mesi, siano stati sottovalutati i nostri gridi d’allarme”, evidenzia Donato Capece, segretario Generale del SAPPE.

”E’ questa l’ennesima volta che, in poche settimane, i detenuti appiccano le fiamme in alcune celle di Beccaria, anche dopo la clamorosa evasione a Natale. Sono mesi e mesi che il SAPPE, come primo Sindacato della Polizia Penitenziaria, ha chiesto ai vertici del Dipartimento della Giustizia Minorile e di Comunità che le politiche di gestione e di trattamento siano adeguate al cambiamento della popolazione detenuta minorile, che è sempre maggiormente caratterizzata da profili criminali di rilievo già dai 15/16 anni di età e contestualmente da adulti fino a 25 anni che continuano ad essere ristretti.

È da sottolineare che nell’ultimo periodo diversi detenuti delle carceri minorili provocano con strafottenza modi inurbani e arroganza i poliziotti penitenziari, creando sempre situazioni di grande tensione. Ed è per questo che ci stupiamo di chi “si meraviglia” se chiediamo una revisione della legge che consente la detenzione di ristretti adulti fino ai 25 anni di età nelle strutture per minori.

Legge voluta dal Ministro della Giustizia Orlando con Renzi premier, lasciata intonsa dal Guardasigilli Bonafede con Conte presidente del Consiglio e lo stesso da Cartabia e Draghi”.”

Non è stato fatto nulla, zero assoluto, e i risultati sono l’evasione dal Centro di Prima Accoglienza a Torino e, prima, quella clamorosa di sette detenuti dal Beccaria di Milano, gli incendi e le aggressioni nelle altre carceri minorili di Nisida, Catania, Bologna, Palermo, Treviso, per citarne alcuni”, 
conclude Capece.

“La realtà detentiva minorile italiana, come denuncia sistematicamente il SAPPE, è più complessa e problematica di quello che si immagina: per questo si dovrebbe ricondurre la Giustizia minorile e di Comunità nell’ambito del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria piuttosto che mantenerla come Dipartimento a sé”.

Roma, 21 gennaio 2023
Dott. Donato CAPECE – segretario generale SAPPE

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