La tanto blasonata PESCO sembra non essere ciò che si era auspicato. Francia e Germania, in barba a tutti gli altri paesi europei, hanno iniziato una cooperazione su un progetto denominato «Main Ground Combat System», per lo sviluppo di un nuovo carro armato da combattimento – o, forse, di una nuova famiglia di veicoli e sistemi di combattimento terrestri, col fine di sostituire, entro il 2035, i Leopard 2 e i Leclerc.
L’Italia ha tentato invano di aderire al progetto, ma la richiesta non è stata affatto gradita. Di questo sembrano essersene accorti soltanto alcuni parlamentari di Fdi che lo scorso 9 settembre hanno presentato una interrogazione parlamentare, svelando l’arcano celato dai sotterfugi delle due nazioni aderenti alla PESCO. La pubblichiamo integralmente di seguito:
Atto Camera
Interrogazione a risposta in commissione 5-04581
presentato da
DEIDDA, FERRO, GALANTINO e CIABURRO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per gli affari europei, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della difesa, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
l’11 dicembre 2017, 25 Stati membri dell’Unione europea hanno formalizzato il loro impegno all’integrazione della difesa europea, con la creazione del programma denominato «cooperazione strutturata permanente» (Pesco), al fine di assicurare una gestione unitaria in ambito comunitario delle iniziative isolate di cooperazione militare;
la partecipazione al suddetto programma pur se volontaria, successivamente all’adesione, obbliga gli Stati aderenti al rispetto degli impegni, con la conseguenza che, il loro mancato rispetto, dovrebbe determinare la sospensione dal programma in questione del Paese inadempiente;
l’obiettivo principale del programma suindicato dovrebbe essere quello di rafforzare la capacità di difesa dell’Unione europea, mettendo in comune risorse per lo sviluppo degli armamenti – come droni e carri armati – in maniera cooperativa, riducendo, conseguentemente, le incompatibilità esistenti tra i vari sistemi di difesa;
la Francia e la Germania – pur avendo aderito al citato programma di cooperazione – hanno autonomamente avviato il progetto denominato «Main Ground Combat System», per lo sviluppo di un nuovo carro armato da combattimento – o, forse, di una nuova famiglia di veicoli e sistemi di combattimento terrestri – al fine di sostituire, entro il 2035, i Leopard 2 e i Leclerc: e ciò, con la condivisione al 50 per cento dei costi del progetto e la conseguente ripartizione dei diritti di proprietà intellettuale per l’uso futuro delle tecnologie sviluppate;
da quel che risulta, altri Paesi europei – tra cui Italia e Polonia – avrebbero richiesto più volte di partecipare al progetto in questione e, in particolare, alla prima fase iniziale del medesimo, mentre i due Stati promotori avrebbero negato ripetutamente la partecipazione, manifestando la volontà di consentire l’ingresso di Paesi terzi esclusivamente al termine della prima fase di sviluppo, vale a dire dopo la realizzazione di un dimostratore tecnologico;
allo stato, l’Italia sta sviluppando – per mezzo del Consorzio Iveco Dvd – Leonardo – il programma di «Ammodernamento di mezza vita» dell’attuale carro armato Ariete, allestito dal Consorzio Iveco-Oto Melara a partire dalla seconda metà degli anni ’90: programma che appare non più procrastinabile – in quanto finalizzato a sanare il divario creatosi con le piattaforme dei Paesi alleati, al punto da limitarne l’interoperabilità, anche al fine di rispettare gli impegni italiani assunti nell’ambito della Nato – e che, per il valore dell’investimento, può essere qualificato quale vero e proprio programma di sviluppo, tale da essere incluso nell’ambito della Pesco;
appare necessario, conseguentemente, contrastare l’atteggiamento, a giudizio degli interroganti inaccettabile, dell’asse franco-tedesco – contrario allo spirito del programma di cooperazione europea e finalizzato unicamente ad escludere dalla produzione delle tecnologie in via di sviluppo le industrie degli altri Paesi – promuovendo lo sviluppo di un altro programma di cooperazione in ambito europeo, con l’adesione di altri Stati pure partecipanti alla Pesco anche al fine di ottenere dalla stessa Unione europea le risorse necessarie per la copertura di parte delle spese di sviluppo e progettazione –:
se siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative intendano adottare al fine di contrastare l’atteggiamento assunto dall’asse franco-tedesco, se del caso, con l’avvio di altre iniziative di cooperazione in ambito europeo, anche al fine di tutelare la posizione dell’industria nazionale del settore.
(5-04581)
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