PADOVA L’entusiasmo traspare chiaro dal tono dell’sms: «Prepara i costumi per Milano Marittima in miniallaoggio! Siamo grandi!» scrive il marito. E la moglie, felice, risponde senza alcuna vergogna: «Non ci posso credere, posto chic praticamente a sbafo… bellissimo!».
Vacanza a scrocco. È il 9 maggio 2012: lui è il tenente colonnello Roberto Lasalvia, lei la moglie. L’ufficiale dell’esercito è tra i 18 imputati del processo noto come “il caso Pantano”, sulla gestione inquinata degli appalti pubblici nel Comune di Padova, in Provincia, nell’Ater della città del Santo e di Venezia oltreché nel V° Reparto Infrastrutture dell’Esercito con sede sempre in città. Qui lavorava Lasalvia – imputato per turbativa d’asta, abuso d’ufficio e corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio – come “capo ufficio” con funzioni di preposto alle fasi procedurali e operative delle gare d’appalto per la manutenzione di alloggi militari.
Secondo il pm Federica Baccaglini, l’ufficiale sarebbe stato beneficiato dagli imprenditori finiti sotto accusa, in particolare da Federico Caporello, come raccontano gli sms e le intercettazioni illustrate in aula davanti al tribunale di Padova da uno degli investigatori impegnati nell’indagine nel corso dell’ultima udienza che si è svolta qualche giorno fa prima del rinvio “tecnico” di ieri per il prossimo 5 dicembre.