Dopo essere stata rimossa dagli Stati Uniti dal progetto F-35, la Turchia ha fissato come obiettivo il 2023 come prima data utile per inaugurare il primo volo del prototipo di caccia senza pilota costruito interamente in patria.
Selcuk Bayraktar, lo chief technology officer (CTO) di Baykar, ha dichiarato al Daily Sabah che l’espulsione del paese dal programma F-35, malgrado potesse sembrare uno svantaggio, a lungo termine produrrà risultati positivi per l’industria della difesa nazionale.
Secondo Bayraktar, un sistema come l’F-35 acquistato all’estero, gestito da computer digitali di cui non si ha piena conoscenza, potrebbe esporre la Turchia a gravi restrizioni in termini di utilizzo indipendente “.
“Considerando le possibili restrizioni di utilizzo e potenziali embarghi con un sistema che sarà acquistato dall’estero e ha dozzine di computer avionici, di volo e di missione a cui non abbiamo accesso- ha concluso Bayraktar – la piattaforma di combattimento nazionale ci consentirà di usarlo in modo indipendente”.
Da quanto riporta Defence World , per mantenere forte la flotta dell’aeronautica militare mentre prepara il suo nuovo velivolo, la Turchia sta estendendo la durata dei suoi jet F-16 da 8.000 a 12.000 ore.
Nel contempo il costo del propulsore dell’ F-35, proprio a causa dell’ espulsione della Turchia dal programma, è aumentato del 3%.