Se ne discusse nel 2013, subito dopo l’entrata in vigore della 244/12, poi pian piano il tema sembrò perdere di interesse, fino a scomparire del tutto. Oggi la parlamentare dei 5 Stelle ripropone il transito dei militari alle amministrazioni civili
La legge dell’ Ammiraglio di Paola, la famigerata 244/12, all’epoca mobilitò tutta la compagine militare. Venne approvata in tempi record senza seguire un adeguato iter parlamentare. Oggi quella stessa legge permette al governo di intervenire sui numeri del personale militare e sulle risorse da destinare alle Forze Armate.
All’epoca vi furono molteplici proposte, ma ebbero tutte vita breve. Tra le più discusse, non possiamo non rammentarvi il fantomatico scivolo a domanda che permetteva di essere posti in aspettativa, a stipendio ridotto, non appena raggiunti i 50anni. La norma venne accolta a braccia aperte dalla maggior parte dei militari, ma fu contrastata a livello politico e dalla rappresentanza, scomparendo letteralmente nel nulla.
Qualche anno dopo il governo ci provò nuovamente. Il Consiglio dei Ministri approvò un Decreto Legislativo , il n. 7 del 28 gennaio 2014 nelle cui more era prevista la possibilità per il personale più anziano, di essere posto, a domanda, nella posizione di A.R.Q. ( Aspettativa Riduzione Quadri) a 7 anni dal limite ordinamentale ( 60anni). La norma anche in questo caso non venne mai applicata. I Decreti Attuativi non furono mai discussi ed il personale rimase ancora una volta vittima inconsapevole di un sistema che, pur ritenendolo in sovrannumero e troppo anziano, non gli permetteva una fuoriuscita anticipata dal lavoro .
Oggi è la Deputata dei 5 Stelle Alessandra Ermellino, membro della IV Commissione Difesa alla Camera, che si cimenta nell’arduo compito di snellire le F.F.A.A.. In verità i tempi stringono. Oltre alla riduzione del personale, il governo dovrà sicuramente tener conto della mancanza di un equo ricambio generazionale assente ormai da troppi anni. La riduzione del numero dei militari potrebbe rivelarsi un’ arma a doppio taglio. Una Forza Armata più snella, dovrà necessariamente essere composta da militari giovani…. e di questi tempi, non ce ne sono poi molti. In ultimo, ma non meno importante, per i militari che transitano dovrebbe essere quantomeno garantito lo stesso sistema previdenziale dal quale provengono. Difficilmente un militare prossimo alla pensione chiederà di essere transitato in una amministrazione che lo porrà in quiescenza almeno 5 anni dopo.
La legge che sta proponendo la parlamentare è ora posta all’attenzione di tutti, ognuno potrà dire la sua. Di seguito la deputata spiega le proprie intenzioni e come interagire nell’elaborazione del testo:
La legge 244 del 2012 ha dato delega al Governo per riordinare in maniera complessiva lo strumento militare, inteso sia come dotazione strumentale che a livello di organico del personale militare. Nello specifico, mi riferisco a una diminuzione delle risorse umane in capo a tre Forze armate, Esercito, Aeronautica militare e Marina militare, escluso il Corpo delle Capitanerie di porto. Il riordino dovrebbe essere attuato entro il 2024.
Una doverosa premessa per introdurre le novità contenute nella mia proposta di legge (online sulla piattaforma Rousseau – sezione Lex Parlamento – fino all’11 maggio 2019) dove la razionalizzazione e quindi il riordino dello strumento militare – in senso di maggiore efficienza – ne rappresentano le direttrici.
In concreto, ho previsto di inserire nel Codice dell’Ordinamento Militare la possibilità, per il personale in servizio permanente, dell’Esercito, dell’Aeronautica e della Marina, di partecipare ai bandi di mobilità delle Amministrazioni pubbliche.
Attraverso l’introduzione di un articolo nel Codice preposto, gli appartenenti alle tre Forze Armate – escluso il Corpo delle capitanerie di porto – se non interessati a ferme obbligatorie o volontarie, possono effettuare il passaggio alla Pubblica amministrazione in maniera volontaria ma attenzione, non in modo automatico. Questo perché, è prevista una procedura di selezione. È importante sapere poi, che il personale militare interessato, parteciperebbe alle procedure di selezione con le stesse modalità contemplate per gli altri dipendenti pubblici coinvolti.
La proposta di legge sulla mobilità volontaria – aperta alla consultazione pubblica per recepire tutti i vostri commenti fino all’11 maggio 2019 – mira inoltre a salvaguardare l’operatività e la funzionalità delle Forze Armate, attraverso l’individuazione di professionalità “pregiate” a cui non permettere il transito. Mi riferisco a medici, piloti, navigatori…
La razionalizzazione dello strumento militare, di cui ho accennato all’inizio, è un obiettivo che va a rilento! Da una parte, a causa dell’insufficienza delle misure introdotte per gestire le eccedenze di personale e dall’altra, per alcune normative rimaste inattuate, in quanto collegate a tabelle di equiparazione limitate e carenti.
Mentre, con questa proposta di legge, che consta di un solo articolo e due commi, si avrebbe un significativo risparmio di spesa per la Difesa e il provvedimento non comporterebbe nemmeno nuovi o maggiori oneri per la Pubblica amministrazione di destinazione.
Tutto questo perché il posto che andrebbe a ricoprire il soggetto in mobilità volontaria entrerebbe nelle facoltà assunzionali dell’amministrazione di destinazione.
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