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Elezioni politiche -Sicurezza e Difesa. Italexit rivendica la propria attività

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Disponibili a ricevere programmi futuri e lavoro svolto in tema di Sicurezza e Difesa da parte di qualsiasi compagine politica, pubblichiamo quanto segnalatoci dall’ On. Cataldo Mininno e tratto dal medesimo profilo facebook.

#ITALEXIT è l’unico partito che ha fatto propria la mia attività parlamentare in difesa dei diritti del personale in divisa e che, in quasi 5 anni, non ha mai ricevuto il supporto di nessuna forza politica presente in Parlamento, neppure di quelle che a parole si dicono vicine alle forze di polizia e alle forze dell’ordine. Riporto di seguito il relativo stralcio di programma depositato ieri presso il Ministero dell’interno insieme al contrassegno.

SEZIONE DIFESA, FORZE ARMATE E SOCCORSO

ITALEXIT ritiene che la risorsa più importante delle Forze armate (Esercito italiano, Marina militare, Aeronautica militare), delle Forze di polizia (Arma dei carabinieri, Corpo della guardia di finanza, Polizia di Stato, Corpo di Polizia Penitenziaria) e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco sia la componente umana.

Per questo motivo pone al primo posto dell’azione politica nel campo della difesa, sicurezza e soccorso la tutela del personale, al quale sono richiesti un impegno e uno spirito di sacrificio maggiore rispetto agli altri cittadini.

Ai militari, in particolare, sono imposte limitazioni nell’esercizio di alcuni diritti costituzionali e l’osservanza di particolari doveri, oltre al la soggezione a un codice disciplinare particolarmente severo e alla giustizia penale militare.

Di contro, le norme in vigore non appaiono idonee a tutelare i diritti soggettivi del lavoratore in divisa, i quali soccombono inevitabilmente di fronte al preminente interesse delle amministrazioni.

L’attività parlamentare della XVIII legislatura dimostra l’attenzione di ITALEXIT alla materia dei diritti del personale dei comparti difesa, sicurezza e soccorso. Numerosi sono stati infatti i disegni di legge e le interrogazioni parlamentari con i quali sono stati posti all’attenzione del Parlamento e dei Governi che si sono succeduti le numerose criticità.

Purtroppo, questa attività non ha ricevuto la necessaria attenzione delle altre forze politiche, che si sono rivelate indifferenti alle problematiche evidenziate e alle soluzioni proposte.

Di seguito un piccolo elenco (non esaustivo) della nostra proposta politica:

DIRITTO ALL’UNITA’ DELLA FAMIGLIA

Tale diritto, seppur garantito dall’articolo 29 della Costituzione, è da sempre un miraggio per il personale dei tre comparti, particolarmente soggetto ai trasferimenti.

In particolare, per i militari i provvedimenti di trasferimento rientrano nel genus degli ordini e pertanto sono sottratti alla disciplina generale sul procedimento amministrativo dettata dalla legge 7 agosto 1990, n. 241; conseguentemente non necessitano di particolare motivazione.

Il problema più rilevante è rappresentato dalla difficoltà di un dialogo tra le amministrazioni quando i due dipendenti coniugati o uniti civilmente chiedano di congiungersi.

La proposta di ITALEXIT prevede l’introduzione di un nuovo istituto in materia di congiungimento familiare che obblighi le amministrazioni in un tempo ragionevole ad individuare sul territorio nazionale una coppia di sedi, ognuna per la propria competenza, poco distanti tra loro.

Per i militari, inoltre, si propone l’introduzione della possibilità per il personale vincitore di concorso interno di effettuare la scelta della destinazione (in ordine della graduatoria di merito) prima della rinuncia al grado precedente, in modo da permettere di scegliere, in base alla nuova destinazione, se accettare il nuovo grado o permanere nella sede di servizio e nel grado rivestito al momento del concorso.

Per approfondimento si veda il disegno di legge n. 2566 Senato https://www.senato.it/…/Ddliter/testi/54858_testi.htm

RIORDINO DELLE CARRIERE

È necessario rivedere le carriere del personale dei comparti legate tra loro dal principio di equiordinazione. L’analisi delle norme di stato giuridico in materia di avanzamento evidenzia la brevità della carriera dei ruoli di base che, articolandosi in tre successivi passaggi, permette il raggiungimento del grado apicale in un arco temporale di soli dieci anni.

Anche il successivo ruolo sergenti/sovrintendenti, accessibile solo per concorso interno, è caratterizzato da un profilo di avanzamento che si esaurisce in un periodo relativamente breve.

La proposta consiste quindi nel ridurre l’attuale modello di quattro ruoli (ufficiali, marescialli, sergenti, graduati) a tre, unificando il ruolo di base e il ruolo sergenti/sovrintendenti (entrambi ruoli esecutivi), sostituendo il sistema concorsuale attualmente in vigore per il passaggio dall’uno all’altro ruolo con un sistema di avanzamento che consenta una prospettiva di carriera coerente con la durata complessiva in servizio attivo del personale.

Contestualmente si deve garantire un regime transitorio nel quale il personale appartenente al ruolo sergenti/sovrintendenti in servizio (e vincitore di concorso) possa accedere senza concorso al successivo ruolo marescialli/ispettori.

Per approfondimento si veda l’interrogazione a risposta scritta n. 401523 Senato https://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/showText…

SINDACATI MILITARI

E’ necessaria una revisione della legge sui diritti sindacali dei militari di recente introduzione, in ottica di allargamento dei diritti sindacali, con possibilità di iscrizione per il personale in congedo, soppressione delle limitazioni all’adesione al sindacato e alle candidature alle cariche interne, allargamento delle materie di competenza e di contrattazione, con maggiori prerogative per le articolazioni periferiche dei sindacati, maggiori tutele per i rappresentanti sindacali e competenza del giudice del lavoro sul contenzioso per comportamento antisindacale invece che del giudice amministrativo.

Per approfondimento si veda il disegno di legge n. 2615 Senato https://www.senato.it/…/Ddliter/testi/55000_testi.htm

PROVVEDIMENTI CAUTELARI

Nei confronti dei militari possono essere adottate la sospensione penale, disciplinare o precauzionale. Quest’ultima può essere obbligatoria o facoltativa. Mentre la sospensione penale e disciplinare conseguono a un procedimento che si conclude con un giudizio di colpevolezza (con tutte le garanzie legate ai rispettivi procedimenti), la sospensione precauzionale, sia essa connessa a procedimento penale o disciplinare, è una misura cautelare che, limitatamente a quella facoltativa, attiene a valutazioni discrezionali circa la necessità di rimuovere il pregiudizio derivante dalla permanenza in servizio del militare, in ragione delle delicate funzioni esercita te in virtù del suo status, e la corrispondente necessità di tutela del prestigio, dell’imparzialità e dell’immagine interna e esterna dell’amministrazione, nel generale interesse sia dell’amministrazione sia degli amministrati.

A nulla rileva l’effettiva colpevolezza del militare accusato, le cui responsabilità saranno accertate nel procedimento penale o disciplinare.

Se da un lato quest’ultimo istituto risponde pienamente all’esigenza di tutelare l’amministrazione, dall’altro finisce per danneggiare il militare accusato di aver tenuto un comportamento penalmente o disciplinarmente rilevante, prima che lo stesso sia dichiarato colpevole e quindi ancora potenzialmente “innocente”.

La sospensione, infatti, seppur a fini cautelari, invade pesantemente la sfera personale del dipendente militare, allontanandolo dal lavoro e privandolo della metà dello stipendio, con divieto di svolgere altre attività remunerative (perché incompatibili con lo status di militare), per un periodo che può superare il quinquennio (quando alla sospensione precauzionale penale segua quella disciplinare).

Si consideri anche il danno psicologico determinato dall’impossibilità di lavorare e dall’esiguità dell’assegno alimentare che non permette di condurre una vita dignitosa (in particolare per i militari con carico di famiglia).

Neppure la restitutio in integrum, con ricostruzione della carriera nel frattempo interrotta, è sufficiente a compensare la sofferenza patita, senza considerare che al termine del calvario giudiziario che non accerti la responsabilità del militare precauzionalmente sospeso, quest’ultimo non ottiene neppure una riabilitazione pubblica, in quanto capita spesso che gli organi di stampa diano maggior risalto all’ipotesi di reato piuttosto che all’esito finale del processo.

La proposta consiste quindi nel limitare il ricorso alla sospensione ai soli casi obbligatori (quando l’autorità giudiziaria adotti misure coercitive, interdittive o di prevenzione provvisorie, da cui derivi l’impossibilità di effettuare la prestazione lavorativa), sostituendo quella facoltativa con la possibilità per l’amministrazione di attribuire al dipendente un differente incarico o di trasferirlo nella sede più vicina, idonea a rimuovere il pregiudizio per l’amministrazione o, nelle situazioni più gravi, di destinare temporaneamente il dipendente all’impiego civile anche in altra amministrazione.

Per approfondimento si veda il disegno di legge n. 2600 Senato https://www.senato.it/…/Ddliter/testi/54964_testi.htm

GIUSTIZIA MILITARE

Al riguardo la proposta consiste nella soppressione dei tribunali militari con contestuale istituzione di una sezione specializzata per i reati militari presso i tribunali ordinari.

Si ritiene infatti che la magistratura militare abbia esaurito la sua funzione e debba essere soppressa e assorbita dentro i ranghi della magistratura ordinaria perennemente sotto organico, per ragioni di economicità e razionalizzazione della spesa pubblica (i magistrati militari sono sottoimpiegati a causa del basso numero di procedimenti), ma anche a vantaggio dell’unitarietà della giurisdizione e a garanzia nei riguardi del militare indagato, che potrebbe così essere sottoposto a un solo procedimento penale anziché a due procedimenti da svolgere innanzi a due diverse autorità giudiziarie.

Per approfondimento si veda il disegno di legge costituzionale n. 2554 Senato https://www.senato.it/…/Ddliter/testi/54835_testi.htm

FENOMENO DEI SUICIDI

Istituzione di un osservatorio permanente con adeguate risorse per contrastare il crescente fenomeno dei suicidi del personale in divisa per individuarne le cause e le soluzioni.

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