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Ecco come vanno in pensione i militari in Europa e negli USA

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In un’ epoca di riforme sbagliate che hanno provocato un costante e repentino invecchiamento anagrafico del personale militare italiano, vogliamo fare un’analisi dei requisiti per accedere al sistema pensionistico adottati dai nostri partner militari europei e d’oltreoceano.

In questo periodo gli importi mensili delle pensioni dei militari sono in repentina ed inarrestabile discesa, a causa del passaggio dal sistema retributivo a quello contributivo. La perdita netta, secondo stime approssimative, si aggira sui 35/45 euro netti all’anno , quindi tra dieci anni, un militare che viene collocato in quiescenza, percepirà tra i 350 ed i 450 euro in meno al collega che va in pensione nel 2020.  

Ovviamente questo calcolo non tiene conto degli “eventuali” aumenti contrattuali nei prossimi 10 anni e delle riforme di tutto lo strumento militare e soprattutto non tiene conto di eventuali ricorsi contro l’Inps che si ostina a non riconoscere l’ormai consolidato principio dell’applicazione dell’ Art. 54 del DPR 1092/1973 a tutti i militari ( leggi QUI) e probabilmente lo stesso istituto potrebbe essere chiamato in causa per rispondere del danno patrimoniale circa la mancata applicazione del sistema previdenziale integrativo ( leggi QUI), quindi per ora possiamo soltanto ipotizzare un regime pensionistico “ridotto” nel  futuro del personale in seno al Comparto Sicurezza e Difesa. 

Il tema purtroppo viene costantemente eluso dalla politica, le cui riforme di fatto sono indirizzate a costringere il personale a rimanere fino al limite ordinamentale, non permettendo uscite anticipate come invece avviene in parecchi paesi europei, dove è addirittura prevista la possibilità di lavorare nel civile e percepire nel contempo l’assegno pensionistico maturato in forma ridotta.

Quindi i nostri alleati sembrano avere le carte in regola, fatta eccezione per la Spagna, che ha un sistema pensionistico alquanto paradossale, ma lo analizzeremo di seguito.

Le notizie riportate trovano spunto da notizie estrapolate dalla rete.

STATI UNITI D’AMERICA

I militari americani hanno subito diverse riforme negli ultimi anni. Oggi possono andare in pensione dopo soli 25 anni di servizio effettivo. Alla pensione però verrà applicato un calcolo “standard” che disciplina una formula definita “indennità di vecchiaia” . Ad esempio, un soldato che si ritira dopo 25 anni di servizio ha diritto a un pagamento pari al 62,5% della sua retribuzione base che raggiungerebbe con il massimo dei contributi.

Nell’ultimo anno il governo ha adottato un piano denominato  401 (k) . Con tale metodo, i militari riceveranno una pensione dopo 20 anni di servizio qualora intendessero lasciare la forza armata, subendo una riduzione del 40 percento della loro retribuzione media degli ultimi tre anni di servizio. Cessato il servizio, gli ex militari, pur percependo la pensione,  possono tranquillamente continuare a lavorare nel civile e lo stesso Governo spesso propone la nuova esperienza lavorativa.

FRANCIA

Le regole attuali prevedono un minimo di 17 anni di servizio per sottufficiali e graduati. “Per le richieste inferiori ai 19,5 anni di servizio effettivo, viene applicato un taglio sulla pensione mensile.

Gli ufficiali, al contrario, per presentare domanda devono avere almeno 27 anni di servizio effettivo. Anche per i militari francesi, cessato il servizio, è concessa la possibilità di lavorare nel civile e la pensione maturata nelle forze armate verrà accumulata a quella del nuovo impiego,senza alcuna penalizzazione. Chi rimane fino al limite di età ( simile al nostro) riceve un incentivo economico, chi lascia la forza armata in età prematura, ha comunque diritto alla pensione in forma ridotta, calcolata in base agli anni maturati.

SPAGNA

In Spagna i militari vengono congedati a 45 anni con una pensione”non contributiva” di 645 euro al mese per 20 anni fino a quando compiono 65 anni.Tale sistema è compatibile con altri lavori.  Purtroppo la crisi economica degli ultimi anni ha creato molti problemi nell’inserimento nel mondo del lavoro civile , e una volta lasciata la forza armata,questi militari conducono una vita di stenti. Per questo motivo è allo studio una riforma che sia simile a quella della “Guardia civile”, un corpo militare molto simile ai nostri carabinieri, ovvero per gli ufficiali massimo 61 anni e per tutti gli altri al massimo 58 anni. 

Il governo spagnolo ha attuato una riforma che prevede l’uscita di 50mila militari entro il 2036.

INGHILTERRA

Nel Regno unito si può prestare servizio per 40 anni. Ciò non esclude che dopo appena 18 anni di servizio effettivo e almeno 40 anni di età si possa richiedere di accedere alla PDE, ovvero ad un anticipo del trattamento pensionistico.

Gli inglesi che hanno prestato almeno due anni di servizio nelle forze armate, dal  65 anno di età ricevono una mini pensione per i contributi versati in quel determinato periodo. Se lasci le forze armate, su tua richiesta, prima dei 50 anni,  verrai posto in “pensione volontaria prematura” con ovvie decurtazioni rispetto alla pensione normale.

Il sistema pensionistico inglese permette anche di “transitare” parte del TFR nell’assegno mensile pensionistico, gonfiando quest’ultimo a discapito del primo.

GERMANIA

Il sistema previdenziale tedesco è ben strutturato. Il Ministero federale delle finanze negli ultimi tempi sta chiedendo un aumento dei limiti di età per i soldati professionisti tedeschi in virtù della norma,  simile a quella italiana, secondo la quale l’età pensionabile aumenta in base all’aumento dell’aspettativa di vita.

Il  fattore principale che sta costringendo il governo tedesco ad intraprendere questa via, si basa sulla mancanza degli arruolamenti. I 165.000 soldati della Bundeswehr potrebbero essere molti di meno nei prossimi anni se non si attueranno campagne volte a sensibilizzare l’arruolamento dei giovani.

Per ora il limite è di 55 – 62 e 65 anni, in base al ruolo ricoperto. I piloti di caccia possono lasciare il servizio a soli 41 anni . Con la riforma, generali e colonnelli potrebbero andare via a 67 anni anziché a 65. I restanti soldati professionisti a 57 e 65 anni in base all’incarico e al ruolo ricoperto.

In Germania è previsto un sistema previdenziale integrativo molto evoluto e tutti i militari, indistintamente dal ruolo che ricoprono, vi aderiscono. Al contrario di ciò che è accaduto in Italia dove abbiamo addirittura assistito ad una condanna della Corte dei Conti nei confronti del Ministero della Difesa per non aver sollecitato ed attuato un sistema previdenziale integrativo dopo il passaggio dal sistema pensionistico retributivo a quello contributivo.

In Italia non è possibile lasciare il servizio senza aver compiuto almeno 37 anni e 3 mesi effettivi di servizio, così come non è possibile percepire la pensione e lavorare nel civile. L’età pensionabile si adegua ogni due anni all’aumento dell’aspettativa di vita .

Nel 2022 potrebbe esserci un ulteriore aumento di due mesi per un totale di 37 anni e 5 mesi effettivi. In alcuni  periodi negli ultimi 8 anni, in fasi alterne era allo studio una probabile applicazione dell’istituto dell’ARQ ( Aspettativa Riduzione Quadri) poiché sembrava l’unica via d’uscita per “bilanciare i conti della difesa” e permettere lo sviluppo di uno Strumento Militare più snello , ma prima il Ministro della Difesa Ammiraglio Di Paola ( lex 244/12) e poi il Presidente del Consiglio Renzi ( decreto legislativo 2014 su ARQ a 7 anni dal limite ordinamentale per tutti i ruoli ) non sono riusciti nel loro intento. I motivi non sono mai stati chiariti.


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