16 marzo 2024 1° Lgt. in pensione Antonio Pistillo
Con un articolo, pubblicato il 20 febbraio 2024, sono stati delineati i principali benefici per le famiglie e i lavoratori dipendenti a tempo indeterminato, rimarcando che il governo aveva dimenticato i lavoratori e i pensionati del ceto medio.
“Dopo i redditi bassi, tocca al ceto medio” queste le parole del vice ministro dell’Economia Maurizio Leo che rivela che è intenzione del governo abbassare le tasse per chi guadagna attorno ai 50 mila euro lordi annui.
La prosecuzione della riforma fiscale potrebbe, dal 1 gennaio 2025, portare un taglio dell’Irpef, allargando il terzo scaglione fino a 55 mila euro e riducendo la relativa aliquota dal 35 al 33/34%
C’è una incognita, però. Prima di stanziare ulteriori risorse per questo secondo taglio delle tasse che costerebbe, indicativamente, 2,2 miliardi in ipotesi di aliquota del terzo scaglione al 34% e 3,5 miliardi con una aliquota al 33%, sarà necessario rifinanziare per il prossimo anche i 4 miliardi dell’accorpamento della seconda aliquota nella prima prevista da gennaio che, per la prima nella storia, è stato finanziato per un solo anno.
Tutto ciò, senza contare che saranno necessari altri 10 miliardi per confermare il taglio dei contributi fino a 35.000 euro. In sintesi, occorrono 14 miliardi per garantire che gli stipendi nel 2025 non calino rispetto al 2024, da 50 euro netti per uno stipendio lordo di circa 800 euro a 125 nette per uno stipendio di 2.692 euro.
Con la tabella a seguire, si indica l’entità del taglio dell’Irpef sulle pensioni, in ipotesi di ampliamento del terzo scaglione fino a 55.000 euro e con l’applicazione della più favorevole delle ipotesi di un’aliquota al 33%.