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Diritto a famiglia e genitorialità per gli operatori del comparto: il SINAFI scrive a Governo e Parlamento.

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In linea con i contenuti dell’editoriale del Segretario Generale Alessandro Margiotta, pubblicato ieri, il SINAFI ha voluto dare ulteriore impulso alla tematica sul diritto alla famiglia e alla genitorialità, per gli appartenenti al comparto sicurezza, difesa e soccorso pubblico, chiedendo, al Presidente del Consiglio dei Ministri e ai parlamentari competenti, l’emanazione di una norma che sancisca il riconoscimento dell’istituto del ricongiungimento familiare anche per il personale appartenente ad Amministrazioni diverse facenti parte del comparto.

La lettera

Oggetto: Diritto alla famiglia ed alla genitorialità. Ricongiungimento del nucleo familiare per il personale delle Forze armate, di polizia ad ordinamento civile e militare, nonché del Corpo nazionale dei vigili del fuoco.

Ill.mo Presidente del Consiglio dei Ministri, Presidenti del Senato della Repubblica e delle Commissioni parlamentari, questa organizzazione sindacale intende portare all’attenzione delle SS.LL. la necessità di avviare l’esame e portare a conclusione l’iter normativo del disegno di legge A.S. 530 avente per oggetto “Disposizioni in materia di ricongiungimento del nucleo familiare per il personale delle Forze armate, di polizia ad ordinamento civile e militare, nonché del Corpo nazionale dei vigili del fuoco”, presentato il 30 gennaio 2023.

2 Riteniamo, infatti, che il tema del ricongiungimento familiare del personale del comparto rientri appieno nei principi costituzionali su famiglia e genitorialità. La nostra carta costituzionale sancisce infatti sia i diritti della famiglia, riconosciuta come “società naturale” (art. 29), la cui formazione deve essere agevolata “con misure economiche e altre provvidenze” (art. 31), sia la genitorialità, stabilendo che è “dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli” (art. 30).

Non sfugge che si tratta di due diritti tra loro strettamente connessi, che rischiano di essere messi in crisi, e spesso lo sono, da congiunture economiche e sociali che si riflettono inevitabilmente anche sul mondo del lavoro e sulle sue dinamiche, conducendo ormai inevitabilmente a far assumere al tempo ed agli spazi dedicati al lavoro preponderanza rispetto a quelli riservati alla famiglia ed alla genitorialità.

Sempre di più sono infatti le famiglie in cui entrambi i coniugi o conviventi lavorano ed in cui il tempo dedicato al lavoro aumenta in ragione delle crescenti necessità economiche. E’ ormai evidente che il lavoro, su cui si fonda la nostra Repubblica, oltre che essere un diritto costituzionalmente riconosciuto e tutelato (artt. 4 e 35), è diventato una assoluta necessità per garantire sia il diritto alla famiglia che alla genitorialità.

Negli ultimi anni abbiamo assistito ad una certa reattività normativa su questi temi, con l’emanazione di disposizioni, sia pur a volte con carattere di temporaneità, tese a favorire sia la famiglia genericamente intesa che la genitorialità, quest’ultima parimenti intesa sia nel senso di maternità che di paternità.

Volendo, in questo ambito, correlare questi due diritti con il lavoro all’interno delle Amministrazioni del comparto sicurezza, difesa e soccorso pubblico, non si può ignorare che quest’ultimo ha delle particolarità che in qualche modo possono mettere a rischio i primi due.

Ci si riferisce, in particolar modo, al fatto che in buona parte dei casi i lavoratori del comparto esplicano la loro attività di servizio lontano dai luoghi di origine e, conseguentemente, spesso senza poter usufruire degli ausili parentali di cui possono godere i restanti lavoratori.

Ciò comporta quindi di dover gestire le necessità familiari in totale autonomia, oppure ricorrendo a collaborazioni e servizi esterni, siano essi individuali che di strutture.

Non si può poi trascurare il fatto che, per varie ragioni, è cresciuto il numero di famiglie formatesi tra appartenenti al comparto, anche di Amministrazioni diverse, nelle quali non solo le difficoltà prima menzionate si amplificano, ma diventano persino insormontabili qualora le sedi di servizio dei coniugi o conviventi non coincidano, in alcuni casi risultando distanti diverse centinaia di chilometri le une dalle altre.

Tale situazione, peraltro, determina l’impossibilità stessa anche solo di programmare una maternità o paternità, nel rispetto del diritto alla genitorialità, nella consapevolezza che le difficoltà sarebbero ulteriormente crescenti.

Sono questi ultimi i casi in cui il diritto alla famiglia ed alla genitorialità risulta compresso quindi in maniera talmente elevata da svilirlo considerevolmente, se non annullarlo totalmente. In questo quadro, se è vero che le Amministrazioni del comparto già tanto hanno fatto su questi temi, è altrettanto vero che molto ancora può fare il legislatore, emanando norme di ausilio che, recepite dalle Amministrazioni, possano dare concretezza ai principi costituzionalmente espressi.

3 Tra queste rientra senza dubbio quella sul ricongiungimento familiare tra appartenenti ad Amministrazioni diverse all’interno dello stesso comparto sicurezza, difesa e soccorso pubblico, per le ragioni prima esposte.

Nella considerazione che il diritto alla famiglia ed alla genitorialità fanno parte dei diritti e dei doveri dei cittadini, riteniamo che lo sono ancora di più per coloro che, con il loro lavoro al servizio delle Istituzioni, assicurano la sicurezza pubblica, economica e finanziaria di questo Paese, a beneficio della collettività. Auspichiamo quindi che si avvii quanto prima l’esame del citato disegno di legge A.S. 530 e che lo si porti a conclusione nel più breve tempo possibile, restituendo dignità a quelle famiglie “in divisa” che vedono ancora fortemente limitato il loro sostanziale diritto alla “vita in comune” ed al suo completamento con il soddisfacimento delle loro aspettative genitoriali.

Roma, 8 aprile 2024

Il Segretario Generale Nazionale Alessandro Margiotta

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