DALL’ALLUVIONE DELLE MARCHE ARRIVA FORTE IL SEGNALE DI UNA POLITICA AMBIENTALE INEFFICACE. RIPARTIRE SUBITO CON IL CORPO FORESTALE DELLO STATO E CON LE FORZE ARMATE.

di Salvo Consoli

Un ennesima strage annunciata ma non comunicata adeguatamente per tempo alla popolazione delle Marche e se andiamo a ritroso non  solo nelle Marche, ma in tutto il Paese si piange e si piangono vittime su vittime.

E’ questo il bilancio che colpisce innocenti e inermi cittadini da una calamità naturale che se forse è stata sottovalutata, da un altro verso trova il disastro del territorio che invece non è controllato, ne mantenuto adeguatamente per come la storia italiana ci insegna con recenti inadempienze e complicanze burocratiche che vedono una gestione dell’apparato di protezione civile insufficente alle effettiva esigenze dell’emergenza.

Abbiamo delle eccellenze tecniche formate e addestrate che potrebbero agire rapidamente con una macchina dei soccorsi superefficente come i reparti militari delle Forze Armate, mentre l’assenza del Corpo Forestale rappresenta un danno all’ambiente a cui bisogna riparare urgentemente.

Esondazioni e allagamenti si potevano arginare con un lavoro di manutenzione ambientale e con un adeguato monitoraggio.

L’innalzamento degli argini a monte di Senigallia, il dragaggio del fiume Misa e la manutenzione boschiva son un obbligo statale e degli enti locali per gestire in sicurezza i paesaggi naturali. La pulizia dei letti dei fiumi deve avere una cadenza programmata con l’innalzamento degli argini e la contemporanea manutenzione dei canali di scarico e con un pianifiazione compatibile delle aree urbane.

La dissoluzione assurda e ingiustificata del Corpo Forestale dello Stato è di certo una aggravante importante attuata da una politica inefficace che non ha dato soluzioni incisive e che nell’evidenza dei disastri ambientali mostra come si sia rilevata fallace.

Il Corpo Forestale va immediatamente ricostituito e riorganizzato perchè rappresenta un baluardo per la gestione ambientale e la prevenzione degli eventi atmosferici che colpiscono impotentemente i centri abitati. Tanti danni in passato si sono circoscritti e limitati grazie all’opera dei “Forestali”e questo è innegabile nei fatti documentati.

Quanto all’opera di soccorso all’appello mancano i militari che in passato hanno gestito al meglio la protezione civile e che con l’Arma del Genio nel caso in essere sono in possesso di mezzi e competenze per soccorrere rapidamente la popolazione e mettere in sicurezza le città colpite dalla calamità. Ora occorre agire e magari accertare ogni responsabilità di tutti gli attori coinvolti

 

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