Si è concluso con una condanna ( patteggiamento) a 1 anno e 10 mesi di reclusione con il beneficio di sospensione della pena il processo nei confronti del maresciallo dell’ Esercito Italiano M.R. .
Il militare fu accusato di aver piazzato delle microcamere nascoste in due spogliatoi di una palazzina adibita al personale militare femminile e di averne installate un paio anche nei singoli alloggi delle soldatesse.
L’Esercito all’epoca esternò «la massima collaborazione con gli organi inquirenti, al fine di accertare quanto prima la verità dei fatti» dichiarando la propria «totale intransigenza e ferma condanna nel perseguire i comportamenti che violano l’etica militare e non rispettano i principi e i valori di riferimento della nostra Istituzione, screditando tutti gli appartenenti all’Esercito che, invece, con profonda onestà e professionalità, svolgono quotidianamente il proprio dovere, in Italia e all’estero, anche a rischio della propria vita» . Il militare fu immediatamente trasferito per incompatibilità ambientale .
Sarebbero state 23 le soldatesse rimaste vittime inconsapevoli degli sguardi indiscreti del maresciallo. Il 53enne fu accusato anche di essersi introdotto clandestinamente negli alloggi di tre delle 23 soldatesse per impossessarsi della loro biancheria intima, oltre che per spiarne i terminali sottraendo files attinenti alla loro sfera privata. Molte di loro vennero a conoscenza delle registrazioni soltanto ad indagini concluse.
I fatti avvennero nella Caserma di Remanzacco.Lo scorso giovedì 23 maggio, il militare è stato giudicato e condannato dai giudici del Tribunale di Udine. Ha patteggiato la pena a 1 anno e 10 mesi di reclusione con il beneficio della sospensione .
immagini di repertorio