17 febbraio 2025 1° Lgt. in pensione Antonio Pistillo
Col rateo di marzo sarà adeguata la retribuzione mensile del Comparto Difesa agli aumenti previsti dall’intesa firmata il 18 dicembre 2024 e, come si è avuto modo di spiegare in precedenti articoli, l’incremento previsto, pari ad un aumento medio di 198 euro lordi, dell’5,89% è inferiore all’IPCA (Indice dei Prezzi al Consumo Armonizzato al netto dei beni energetici importati) che è il parametro di riferimento per la quantificazione degli incrementi contrattuali che nel triennio 2022-2024 è stato pari al 15,70%. Lo specchio a seguire indica la perdita del potere d’acquisto del periodo.
La perdita del potere d’acquisto delle retribuzioni parte dal 2010, quando il governo Berlusconi, con l’art. 9 del D.L. n. 78/2010, dispose il blocco della contrattazione del pubblico impiego per il triennio 2010-2012, inizialmente prorogata al 31 dicembre 2014 con l’articolo 16 del D.L. n. 98/2011 ed estesa fino al 31/12/2015. La tabella indica una stima della perdita economica relativamente al periodo 2010-2015, senza contare l’effetto trascinamento, in quanto queste somme, anche dopo lo sblocco, non sono mai state recuperate.
Inoltre, l’interruzione della contrattazione ha avuto riflessi sfavorevoli anche sul trattamento pensionistico, sul Tfs e sulla cassa di previdenza, infatti un Lgt. cessato nel 2015, ipotizzando nel periodo di blocco lo stesso aumento previsto per il biennio 2008-2009, ha subito una penalizzazione anche dei trattamenti di quiescenza, come da tabella a seguire
Parimenti, la perdita economica dei trattamenti di quiescenza non è stata mai recuperata , coinvolgendo anche il personale cessato dal servizio negli anni a seguire che, paradossalmente, per effetto del trascinamento. ha avuto un ulteriore perdita del potere di acquisto.
Nel 2012 vennero depositati i primi ricorsi per sollevare la questione di legittimità costituzionale della legge sulla sospensione della contrattazione. Con la sentenza n. 178/2015, la Corte Costituzionale pur dichiarando incostituzionale il blocco dei contratti del pubblico impiego operato nel periodo 2010-2015, non ne riconobbe gli effetti retroattivi, impedendo il recupero delle somme perdute. Gli aumenti retributivi dei trienni 2016-2018 e 2019-2021, invece, sono stati maggiori dell’inflazione, pertanto è aumentato, in questo sessennio, il potere d’acquisto degli stipendi nelle dimensioni indicate nel prospetto a seguire.
Tuttavia, il maggiore potere d’acquisto di tale periodo ha compensato solo in parte la perdita del periodo precedente, come dimostrato nella tabella a seguire.
Un’inversione di tendenza che faceva sperare in un processo, anche se lento, di recupero del potere d’acquisto nel tempo, ma questo auspicio si è presto scontrato con un’inflazione a due cifre che non ha permesso di adeguare gli stipendi degli statali all’andamento inflazionistico, in quanto il costo per le casse dello Stato sarebbe stato superiore ai 30 miliardi. Come detto in precedenza, l’intesa firmata per il triennio 2022-2024 ha previsto risorse sufficienti per garantire un adeguamento delle retribuzioni del 5,89% mentre l’Indice dei Prezzi al Consumo Armonizzato, al netto dei beni energetici importati, nello stesso periodo è stato del 15,70%. La tabella a seguire indica il totale della perdita del potere di acquisto delle retribuzioni del comparto dal 2010 al 2024.