COMO, DETENUTO SUICIDA IN CARCERE

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Nel pomeriggio di ieri un detenuto è morto suicida nel carcere di Como. Lo denuncia il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, il primo e più rappresentativo del Corpo.

Alfonso Greco, segretario regionale per la Lombardia del SAPPE, spiega che ieri verso le ore 16.30, dopo il cambio turno, un detenuto di origini marocchine di 23 anni circa , già noto alle Forze dell’ordine per furti e rapine ed arrestato circa 15 giorni fa, ie è riuscito con un rudimentale laccio costruito con una maglietta ad impiccarsi alla finestra del bagno.

I compagni di cella non si sono accorti di nulla. Il collega di turno mentre faceva un giro di controllo si è accorto che qualcosa non andava e ha immediatamente dato l’allarme ma non c’è stato nulla da fare. Questa è un’altra sconfitta per lo Stato: purtroppo la Polizia penitenziaria del Bassone, che nonostante la carenza organica e il sovraffollamento dell’istituto continua a svolgere il proprio servizio con abnegazione e spirito di sacrificio, in questa occasione nulla ha potuto affinché non si consumasse questa ennesima tragedia.

L’auspicio è che il carcere di Como venga riportato ad una capienza regolamentare contestualmente all’incremento del Reparto di Polizia Penitenzia, sì da poter lavorare in condizioni di maggior benessere”.

Donato Capece, segretario generale del SAPPE, denuncia: “Questi sono i drammi quotidiani delle carceri italiane che passano nella indifferenza di tutti coloro che rincorrono una emergenza Coronavirus che, per fortuna, nelle sbarre delle celle italiane è stata ed è contenuta. Sarebbe grave se queste morti passassero nella indifferenza di quanti – garanti dei detenuti ed associazionismo vario – hanno ricercato il clamore di un contagio esponenziale – che non c’è e non c’è stato, per fortuna – del coronavirus nelle celle. Indifferenza che contraddistingue anche Ministero della Giustizia e Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria.

E’ evidente a tutti che è necessario intervenire con urgenza per fronteggiare le costanti criticità penitenziarie. Il SAPPE è sceso in piazza tre volte in poche settimane proprio per denunciare l’assenza di provvedimenti per la Polizia Penitenziaria ed il sistema carcereIl suicidio è spesso la causa più comune di morte nelle carceri. Gli istituti penitenziari hanno l’obbligo di preservare la salute e la sicurezza dei detenuti, e l’Italia è certamente all’avanguardia per quanto concerne la normativa finalizzata a prevenire questi gravi eventi critici.

Ma il suicidio e il tentato suicidio di un detenuto rappresentano un forte agente stressogeno per il personale di polizia e per gli altri detenuti”.

Roma, 26 luglio 2020
Dott. Donato CAPECE – segretario generale SAPPE 

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