CASSINO, TROVATO TELEFONO CELLULARE IN CARCERE

Fruttuosa perquisizione nel carcere di CASSINO. Gli uomini della Polizia Penitenziaria hanno infatti esaminato e perquisito ogni anfratto delle Sezioni detentive del carcere trovando un telefono cellulare perfettamente funzionante.

A darne notizia è Maurizio Somma, Segretario nazionale per il Lazio del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE: “Nel corso di una perquisizione straordinaria all’interno del carcere, i poliziotti hanno rinvenuto un telefono cellulare occultato da un detenuto nelle parti intime.

Un plauso alla Polizia Penitenziaria di Cassino per l’attenta ed accurata perquisizione fatta con successo, ma la situazione è allarmante sotto il profilo della sicurezza e servono urgenti provvedimenti ministeriali il SAPPE rinnova la richiesta al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria interventi concreti come, ad esempio, la dotazione ai Reparti di Polizia Penitenziaria di adeguata strumentazione tecnologica per contrastare l’indebito uso di telefoni cellulari o altra strumentazione elettronica da parte dei detenuti nei penitenziari italiani“, aggiunge Somma.

Donato Capece, segretario generale del SAPPE, commenta: “Bravi i colleghi di Cassino. E’ notizia di ieri che Lo avevano detto e ridetto, in tutte le salse, alle Autorità di governo, ministeriali e dipartimentali. Ed oggi finalmente è realtà! Il Decreto-legge Sicurezza approvato l’altro ieri in Consiglio dei Ministri ha introdotto una nuova figura di reato, che vieta e sanziona l’introduzione di telefonini all’interno degli istituti penitenziari. Fino a oggi, essere scoperti nell’atto di far entrare o detenere un telefono in carcere era semplicemente punito come illecito disciplinare e sanzionato all’interno del carcere stesso.  

La nuova previsione invece vuole contrastare tutto ciò che può pregiudicare l’efficacia del percorso trattamentale, che tende anche a interrompere i rapporti con gli ambienti criminali esterni di provenienza. 

La pena prevista è da 1 a 4 anni per chi introduce o detiene all’interno di un istituto penitenziario telefoni cellulari o dispositivi mobili di comunicazione. L’ipotesi si aggrava se a commettere il fatto sia un pubblico ufficiale, un incaricato di pubblico servizio o un avvocato: in questi casi è prevista la reclusione da 2 a 5 anni”.  

Il SAPPE evidenzia che “sono stati 1.761 i telefoni rinvenuti dalla Polizia Penitenziaria nelle carceri italiane fino al 30 settembre scorso. Nei primi nove mesi del 2019 erano stati 1.206 mentre, a fine settembre 2018 solo 394”.

Anche la Segreteria Nazionale del Lazio parteciperà alla manifestazione che il SAPPE – insieme al SAP della Polizia di Stato, Sim Carabinieri, Sim Guardia di Finanza, Conapo Vigili del Fuoco, e Libertà e Sicurezza Polizia di Stato Les – terrà a Roma in Piazza del Popolo il prossimo 14 ottobre 2020, alle ore 10. ”Sono mesi che portiamo avanti le battaglie a favore di ogni singolo operatore delle forze dell’ordine e del soccorso pubblico.

Mesi che rivendichiamo il nostro ruolo ormai attaccato da più parti e che vacilla sotto i colpi di normative che non ci tutelano di leggi troppo blande per chi delinque come la vigilanza dinamica ed il regime aperto nelle carceri e di quel partito dell’antipolizia che non perde occasione per strumentalizzare ogni singolo episodio.

Dimenticando l’infinito lavoro quotidiano che tutte le donne e gli uomini in divisa compiono con abnegazione ed altissima professionalità ogni giorno. Scenderemo in piazza tutti insieme per manifestare il dissenso verso chi ci ha lasciato senza tutele di fronte a problemi sempre più complessi  e rivendichiamo tutele e garanzie funzionali nuovi strumenti che migliorino il nostro servizio bodycam e Taser su tutti nuovi protocolli operativi e soprattutto tutele legali”, conclude Somma. 

Roma, 7 ottobre 2020

Dott. Donato CAPECE – segretario generale SAPPE

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