Secondo alcune indiscrezioni sindacali, ci sarebbe già una defezione eccellente tra i sei componenti “scelti fra operatori penitenziari di lunga e comprovata esperienza e capacità professionale” nella Commissione ministeriale ispettiva volta dalla Ministra della Giustizia Marta Cartabia per fare luce sull’origine delle rivolte dei detenuti avvenute negli istituti nel marzo 2020, sui comportamenti adottati dagli operatori penitenziari per ristabilire l’ordine e la sicurezza e su eventuali condotte irregolari o illegittime poste in essere.
Uno dei sei componenti, infatti, che avrebbe appreso della sua nomina “da organi di stampa” avrebbe rimesso formalmente il mandato.
“Abbiamo anche noi appreso, con sorpresa, di questa defezione e non ci sorprenderebbe, *anche perché non ci è dato sapere chi e perché è stato individuato per essere componente di questa Commissione, incarico che sicuramente darà punteggio aggiuntivo per l’avanzamento di carriera dei singoli ma non chiarisce alcune perplessità*”, conferma Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria.
“Il SAPPE ha infatti da subito perplessità sulla decisione di istituire una commissione ispettiva di inchiesta sulle rivolte del 2020 sulla spinta delle pressioni mediatiche all’indomani della vicenda di S. Maria Capua Vetere.
*Se davvero si voleva una Commissione di inchiesta indipendente, sarebbe forse stato opportuno avvalersi di persone slegate dal rapporto di lavoro e dipendenza con il DAP, visto che oggi tra i componenti della Commissione vi sono anche persone che prestavano servizio in sedi in cui ci furono rivolte e poi furono avvicendati nell’incarico in quella sede*.
Ferma restando l’evidente pretestuosità della decisione che sembra finalizzata soltanto al solito scaricabarile tipico della dirigenza penitenziaria, è paradossale che una commissione di inchiesta intervenga dopo le indagini della magistratura che – per la stragrande maggioranza – si sono concluse. Spero soltanto che la Commissione svolga questo ingrato compito con equilibrio e lungimiranza, cercando di trovare le ragioni per cui si sono verificate certe cose e non soltanto per andare a cercare qualcuno a cui affibbiare la colpa.
A tal riguardo vorrei citare una famosa battuta del grande Totò: “In tempo di crisi, gli intelligenti cercano soluzioni, gli imbecilli cercano colpevoli.”
Capece ribadisce la posizione, netta, del SAPPE: “Non voglio entrare nel merito dell’indagine, ribadendo anche in questa occasione la massima fiducia del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE (la prima e più rappresentativa Organizzazione dei Baschi Azzurri) nella Magistratura. Nell’assoluta convinzione dei capisaldi giuridici della presunzione d’innocenza e del carattere personale della responsabilità penale, che vale per tutti, sottolineo con forza che il Corpo di Polizia penitenziaria è una Istituzione sana.
E’ del tutto evidente che rendersi responsabili di comportamenti che sono non solo contrari alla nostra etica professionale ma addirittura illegali perchè violano le norme penali è assolutamente ingiustificabile, ma va con serenità ribadito che le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria svolgono quotidianamente il servizio con professionalità, zelo, abnegazione e soprattutto umanità in un contesto assai complicato”.
Per il leader del SAPPE “importante è sanare la grave carenza di sicurezza delle carceri italiane dovuta alla scarsa presenza di personale: aggressioni, colluttazioni, ferimenti contro il personale di Polizia Penitenziaria, cosi come le risse ed i tentati suicidi, sono purtroppo all’ordine degli giorno. E’ quindi urgente colmare il “gap” tra la dotazione prevista e quella effettivamente in servizio, ben cinquemila unità in meno. Ma altrettanto fondamentali sono una nuova formazione ed un nuovo aggiornamento professionale per gli appartenenti al Corpo”.
Roma, 24 luglio 2021
Dott. Donato CAPECE – segretario generale SAPPE