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CARCERI E REATO DI TORTURA, PER LA POLIZIA PENITENZIARIA NECESSARIO DEFINIRE NUOVE MODALITÀ OPERATIVE D’INTERVENTO DEL PERSONALE

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Sottoscrivere un “Protocollo operativo” nel quale indicare tassativamente le modalità d’intervento con le quali la Polizia Penitenziaria deve far fronte ai diversi eventi critici che ripetutamente si verificano nelle carceri del Paese.

A chiederlo al Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, Bernardo Petralia, ed ai vertici ministeri è il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, per voce del Segretario Generale Donato CAPECE.

Il SAPPE, scrive Capece, non può esimersi dall’affrontare un tema che sta preoccupando, e non poco, tutti i poliziotti penitenziari in servizio nel Paese, soprattutto dopo la condanna, per reato di tortura, a seguito dei fatti, ormai di dominio pubblico, che sarebbero accaduti nel carcere di San Gimignano, nell’ottobre del 2018.

I poliziotti penitenziari hanno diritto di conoscere come operare in caso si.mo posti in essere, da parte della popolazione detenuta, episodi di “barricamento”, di rivolte, di violenza, di minacce, di resistenza, di oltraggio, di danneggiamento, di incendio doloso, di evasione, di auto/etero·lesionismo, e di tutti quei giornalieri eventi, che oggi, più di prima, non si sa come affrontare.

Il primo Sindacato della Polizia Penitenziaria cerca di interpretare e, conseguentemente, dare voce ai timori, del tutto fondati, dei nostri colleghi che, quotidianamente, si trovano a dover affrontare situazioni che, oltre a esporli al rischio di aggressioni fisiche e verbali, evidentemente, li espone al pericolo di “facili” condanne, con tutte le nefaste conseguenze del caso.

Per il SAPPE sembra che sia innescato un pericoloso processo di “scarico delle responsabilità” sull’ultimo e più debole anello della lunga catena della macchina amministrativa: ovvero la Polizia Penitenziaria. E a nulla vale la conclamata carenza di personale del Corpo (attualmente la Polizia Penitenziaria conta 4.000 uomini in meno), la mancanza di personale sociosanitario, la totale assenza di sistemi tecnologici idonei, il sovraffollamento carcerario, la carenza di risorse economiche per le attività rieducative dei ristretti, l’inadeguatezza delle strutture carcerarie, le discutibili scelte gestionali operate dagli Organi di Vertice amministrativo e tanto altro.

Per casi di evasione, ad esempio, chi è che ha “pagato” è la sola Polizia Penitenziaria. Il magistrato di turno condanna l’agente per colpa del custode, ma non rileva che in un carcere con 1.600 detenuti vi sono in servizio 18 agenti, che il circuito di “antiscavalcamento” è malfunzionante e che l’agente più giovane in servizio ha superato di gran lunga i 50 anni.

La denuncia del SAPPE è che il Poliziotto Penitenziario non si sente per nulla tutelato e protetto dallo Stato a cui offre i suoi servigi; anzi da questo si sente offeso, delegittimato, non considerato. A fronte di una spropositata superfetazione di garanti dei detenuti, nessuno si preoccupa di salvaguardare i diritti di chi mette a rischio la propria incolumità fisica per assicurare il proprio mandato istituzionale. 

Per questo crediamo che l’Amministrazione debba impegnarsi, che debba assumersi, insieme alla Polizia Penitenziaria, la reciproca responsabilità di decidere quali modalità d’intervento adottare in ogni singola situazione, disciplinando, dunque, caso per caso. Al verificarsi di un evento critico specifico, la Polizia Penitenziaria, deve poter seguire una prestabilita procedura e, di detta procedura, ne deve rispondere anche l’Amministrazione.

Da qui la richiesta di Sottoscrivere un “Protocollo operativo” nel quale indicare tassativamente le modalità d’intervento con le quali la Polizia Penitenziaria deve far fronte ai diversi eventi critici che ripetutamente si verificano nelle carceri del Paese. E il SAPPE cita cifre inquietanti: nel solo 2020, nelle carceri italiane, si sono verificati 11.343 atti di autolesionismo, 1.478 tentati suicidi, 61 suicidi, 7.963 colluttazioni, 1.110 ferimenti, 5 tentati omicidi.

Dott. Donato CAPECE – segretario generale SAPPE

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