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Carabiniere ucciso, ridotta pena al tizio che guidava ubriaco. Conestà (Mosap): «La vita di un servitore dello Stato non si può patteggiare»

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«La legge lo consentirà, ma non è ammissibile che un Carabiniere, padre di famiglia, servitore dello Stato da oltre 20 anni che viene falciato per strada mentre è in servizio, a causa di un uomo che guida ubriaco, non ottenga giustizia».

Commenta così Fabio Conestà, Segretario Generale del Movimento Sindacale Autonomo di Polizia (Mosap), la decisione della Corte d’Appello di Brescia che con sentenza ha ridotto la pena da 9 a 6 anni, accogliendo l’istanza di patteggiamento del 36enne che all’epoca dei fatti, ubriaco, travolse e uccise il Carabiniere Emanuele Anzini a Terno d’Isola.

«La vita di un uomo in divisa non si può patteggiare. Non si può ridurre il dolore di una famiglia e una vita spezzata a sei anni di pena, se così si può chiamare, che finiscono quasi per premiare chi ha commesso i fatti.

Tutta la nostra solidarietà alla famiglia – dice Conestà – ancora una volta colpita da una perdita: quella della fiducia nella giustizia».
Roma, 14 aprile 2021

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