Generale, lei a marzo ha assunto l’incarico di capo di stato maggiore. Quando si è trovato solo per la prima volta in questo ufficio quali considerazioni ha fatto, quali domande si è posto?
Quando si assume un incarico così importante, dalle responsabilità così specifiche, ci si chiede se l’organizzazione che si ha di fronte sia quella che ci si aspettava, la più idonea, cioè, ad affrontare le sfide del futuro e a ricoprire un ruolo rilevante nella complessa struttura della difesa e della sicurezza nazionali. Con l’analisi delle diverse funzionalità può accadere che ci si imbatta in lacune o incongruenze – direi inevitabili e presenti in qualunque organizzazione complessa – e sia quindi necessario introdurre dei correttivi.
Ci dia un’immagine dell’Aeronautica che ha in mente.
Intendo l’Aeronautica come un unico reparto di volo, un grande Stormo. Lo Stormo è la nostra unità di riferimento, ideale ed etica prima che operativa. Intorno a esso trovano aggregazione da sempre valori e motivazione, il perché, appunto. Ed è da qui che dobbiamo partire. Noi dobbiamo operare per il bene del Paese, per l’interesse collettivo, e in questa prospettiva l’Aeronautica deve essere necessariamente sempre più efficiente e integrata in ambito interforze, deve contribuire a garantire la difesa del territorio e la tutela della sovranità nazionale, ma anche avere capacità operative significative in un sistema geopolitico di sicurezza internazionale.