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BMIS: a Gibuti nella base in cui i militari italiani combattono i pirati somali

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Il contingente

Il Corno d’Africa è un’area geografica molto instabile nella quale l’Unione Europea e la NATO hanno spiegato forze militari per il contrasto degli illeciti, in particolare delle incursioni piratesche contro il naviglio mercantile. Le principali MSO (Maritime Security Ops) sono: OCEAN SHIELD (NATO) alla quale, secondo dati del Ministero della Difesa, l’Italia può contribuire su chiamata ed European Union Naval Force ATALANTA (EU NAVFOR), attiva dal 2008 (il cui termine è stato prorogato al 2018) che coinvolge anche la nostra Marina Militare, alla quale appartiente il vice comdanante della missione ammiraglio Giovanbattista Raimondi.

All’attivo, nella repubblica africana, sono impegnati 90 soldati italiani, parte del contingente di 335 unità (Missione Atalanta) e delle 232 impegnate nel Corno d’Africa (dati documento pluriennale della Difesa, 2015-17).

IRTC e MSCHOA

Quello monitorato è tutt’altro che un piccolo tratto di mare: c’è lo Stretto di Bab el Mandeb (circa 5200 km2 di fronte a Gibuti) e c’è il Golfo di Aden (320 km di larghezza per 900 di lunghezza), quest’ultimo punto cruciale a causa delle incursioni di pirati e per via del contrabbando e del traffico di uomini, attività illegali che affondano le loro radici nella storia stessa di un’angolo del Globo lontano ma molto trafficato e per il quale transitano milioni di tonnellate di merci ogni anno.

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