Già dal mese di maggio 2022 Aspmi era intervenuta sulla spiacevole questione che vedeva multati i militari dell’Esercito Italiano che utilizzavano i treni regionali di proprietà di Trenitalia.
In tale occasione, questa Sigla sindacale sottolineava che i militari sui treni rappresentano un deterrente contro la criminalità e garantiscono la sicurezza per i cittadini, nonché una tranquillità lavorativa per gli operatori dei mezzi su rotaia.
Gli indicatori dei cali dei microcrimini e l’aumento degli indici della sicurezza a bordo dei treni dimostrano che il connubio militari-deterrenza dà, quotidianamente, i suoi frutti.
Diuturnamente assistiamo agli interventi dei militari a bordo dei treni per atti di violenza e intimidatori a danno dei viaggiatori e tante volte sono chiamati proprio ad intervenire dai Capo Treno, attraverso annuncio in tutte le carrozze.
Nonostante questa sinergia a sostegno dell’incolumità dei cittadini e a supporto della sicurezza del Paese, è da diverso tempo che, sebbene le varie sollecitazioni fatte a Trenitalia dagli Organi preposti dell’Esercito, i controllori si ostinano a multare i militari che viaggiano sui treni, rispettando tutte le misure indicate nell’accordo quadro tra il Ministero della Difesa e la società, poiché, ergendosi ad analisti del settore sicurezza nazionale, determinano, in modo proprio, quando un militare è in servizio o meno.
Il quadro normativo dice il contrario, rendendo chiara la dinamica legata alla permanenza dei militari in divisa sui treni, indicando che la facoltà di stabilire se un militare sta viaggiando o meno per motivi di servizio non è a carico dell’Ente Regione, né tantomeno delle aziende che esercitano il servizio di TPL, né spetta a questi di poter stabilire la sussistenza di tale condizione ma la competenza è degli Enti da cui dipendono i fruitori della Libera Circolazione che attestano il motivo di servizio e indicano quali spostamenti, compiuti dai propri dipendenti, sono finalizzati al servizio. Cosa che puntualmente fa ogni Comando Militare ai propri dipendenti attraverso un’apposita dichiarazione.
La cosa che più ci sconcerta è che, nonostante le contravvenzioni ingiuste siano state comunque pagate da tutti i miliari, le rimostranze avanzate dal personale siano state rigettate con motivazioni confuse e soprattutto non in linea con i dettami dell’accordo stipulato tra la Difesa e Trenitalia proprio dal Direttore della Direzione Generale Lazio, nonostante gli Uffici preposti dell’Esercito abbiano evidenziato l’incongruenza.
A seguito di tale denuncia da parte di Aspmi era seguito un Atto di Sindacato Ispettivo da parte del gruppo Parlamentare Fratelli d’Italia.
I Senatori firmatari hanno aggiunto che: “l’istituto della libera circolazione, previsto da leggi nazionali e ripreso da numerose leggi regionali, si applica proprio alle forze dell’ordine e ai militari in divisa che viaggiano per motivi di servizio. Indignati perché non si comprende la logica che sottende tali norme, che va individuata nel fatto che la presenza di militari in divisa aumenta la sicurezza reale e quella percepita a bordo dei treni e in generale dei mezzi del trasporto pubblico locale”.
Non rendersi conto della situazione “è frutto di una visione totalmente miope, che va contro gli interessi dei cittadini e che ignora i sempre più frequenti casi di cronaca che raccontano di aggressioni o violenze nei confronti del personale in servizio o dei passeggeri, episodi spesso senza gravi conseguenze proprio per l’intervento di militari in viaggio sui convogli in questione”.
Come più volte affermato, e teniamo a ribadirlo nuovamente, la facoltà di stabilire se un militare stia viaggiando per motivi di servizio non è a carico dell’Ente Regione, né tantomeno delle aziende che esercitano il servizio di Trasporto Pubblico locale; tale facoltà compete agli enti da cui dipendono i fruitori della libera circolazione, tramite apposita dichiarazione che non può essere oggetto di contestazione da parte dei dipendenti dell’ente ferroviario.
L’Atto di Sindacato Ispettivo, del precedente Governo, non ha ricevuto risposta e ad oggi si sta ripresentando il problema.
I Militari Italiani, in divisa, sui mezzi di Trenitalia operanti nella Regione Lazio, vengono puntualmente ancora multati.
Alla luce di tale paradossale situazione, si chiede all’attuale Governo in carica di affrontare definitivamente la problematica aprendo un tavolo di confronto con la Società Trenitalia al fine di attuare, valorizzare e riempire di contenuti l’art.19 della Legge 183 del 2010 che è quello della Specificità Militare e in questo caso affrontando uno dei punti fondamentali, il Welfare per i Militari Italiani.
SINDACATO ASPMI