ROMA. – Cade anche in Italia uno degli ultimi baluardi del machismo militare: i sommergibili sono finalmente aperti alle donne. A dare la notizia lo stesso capo di Stato maggiore della Marina militare, l’ammiraglio Valter Girardelli, sentito dalle Commissioni Difesa riunite di Camera e Senato. “Tranne che nelle forze speciali – ha detto il neo capo di stato maggiore – le donne in Marina oggi possono andare dappertutto, anche nei sommergibili. Abbiamo ufficiali donne che sono sommergibilisti, nessuna discriminazione”.
A quanto si è appreso, le donne già imbarcate sui sommergibili della Marina sono cinque, mentre altre sono in formazione. Appartengono a tutti i gradi – ufficiali, sottufficiali e graduati – e svolgono diverse mansioni.
L’ammiraglio ha spiegato che in Marina il personale femminile è intorno al 4 per cento della consistenza complessiva della Forza armata, composta oggi da circa 39.000 militari. Le donne, ha spiegato, non solo si sono integrate, ma “sono le più brave”.
All’inserimento del personale femminile nei sommergibili gli ammiragli lavorano da tempo e già l’anno scorso sono stati effettuati dei periodi sperimentali. E’ dal 1999, dall’apertura delle caserme alle donne, che le Forze armate si sono organizzate per assicurare ‘par condicio’ tra i militari in divisa, a prescindere dal sesso.
E anno dopo anno, insieme all’abolizione delle quote rosa, questa parità si è progressivamente attuata: oggi abbiamo donne paracadutiste, comandanti di navi, pilote di caccia, lagunari, carriste, ufficiali dell’Arma. Vengono impiegate in Italia e all’estero in ogni compito operativo, dalla caccia ai latitanti alle azioni nei teatri più ‘caldi’. Restano però ancora fuori dalle Forze speciali e, fino ad alcuni mesi fa, anche dai sommergibili: spazi troppo angusti per consentire una vita promiscua, dove vige la regola della “branda calda”, usata a turno un po’ da tutti. Ma con i sottomarini di nuova generazione, come lo Scirè, i problemi logistici sono stati superati.
Le più importanti Marine della Nato hanno fatto prima, ma non di tanto. Precursori sono stati, tanto per cambiare, i Paesi scandinavi, seguiti da Spagna e Germania (che ha in dotazione sommergibili identici a quelli italiani della classe Todaro, frutto peraltro della cooperazione industriale tra i due Paesi). Gli Stati Uniti sono arrivati relativamente in ritardo, nel 2011, ma mezzo secolo prima un ‘sottomarino rosa’ americano aveva già preso a bordo un gruppo di avvenenti ufficiali ausiliare in “Operazione sottoveste”, la popolarissima commedia di Blake Edwards, con Cary Grant e Tony Curtis, che affrontava proprio il tema della convivenza tra i sessi negli angusti spazi dei sommergibili. Nel 2013 è stata la volta della Gran Bretagna. Ora tocca all’Italia.
(di Vincenzo Sinapi/ANSA)