Sembra che l’Aeronautica Militare sia l’unica tra le tre ffaa a non corrispondere l’indennità di trasferimento (la legge 86/2001 – ex legge 100) ai militari di altri ruoli, che dopo aver vinto il concorso interno , transitano nel ruolo speciale degli Ufficiali .
La denuncia proviene dalla neo associazione sindacale SIAM “Sindacato Aeronautica Militare”.
IL FATTO: L’Aeronautica Militare, a differenza delle altre forze armate, è l’unica a non corrispondere l’indennità di trasferimento (la legge 86/2001 – ex legge 100) al personale proveniente da altri ruoli e vincitori di concorso interno per Ufficiali del ruolo speciale e la DGPM ignora i molteplici solleciti ai quesiti posti sul tema lasciando in “sospeso” una questione che tocca direttamente i diritti soggettivi del personale e il benessere stesso del suo nucleo familiare.
La vicenda, che ormai va avanti da diversi anni, vede protagonisti alcuni reparti dell’Aeronautica Militare, tra cui il 3° Stormo di Verona, il 9° Stormo di Grazzanise, il 36° Stormo di Gioia del Colle, il 72°Stormo di Frosinone, la Scuola Telecomunicazioni delle FF.AA di Chiavari, il Centro Tecnico Rifornimenti di Fiumicino e il Centro Logistico munizionamento e armamento di Orte. Questi reparti, in maniera del tutto arbitraria ed in controtendenza alla giurisprudenza di settore, non corrispondono la prevista indennità di trasferimento al personale trasferito presso i propri Enti al termine del corso applicativo per gli Ufficiali in SPE.
Sebbene alcune sentenze dei TAR Liguria e Toscana, nonché un autorevole parere del Consiglio di Stato, hanno dato ragione ai ricorrenti, ciò che continua ad ingenerare dubbi interpretativi a Comandi e Servizi amministrativi è la questione del «concorso riservato» o con «riserva parziale»
Infatti, come è noto, i concorsi interni per Ufficiali del ruolo speciale oltre che essere riservati esclusivamente al personale militare prevedono alcune riserve speciali tra cui alcuni posti al ruolo marescialli, coniuge e figli superstiti o parenti in linea collaterale.
Quindi gli Enti che non corrispondono tale indennità si fermano di fronte al dubbio se il personale che ha vinto il concorso lo abbia fatto in base alla “Riserva” o alla “Riserva Speciale”.
Ma questo “dubbio” interpretativo è assolutamente ingiustificato, poiché, sia diverse sentenze dei TAR che il parere del Consiglio di Stato, hanno chiarito che il concorso in parola, essendo già “riservato” di per se al solo personale militare, debba contemplare altresì che, tale “Riserva”, sia considerata esclusiva per tutti i partecipanti, a prescindere dal ruolo di provenienza o di particolari situazioni protette e di conseguenza, vada sempre riconosciuta la prevista indennità di trasferimento al termine del corso.
Nonostante le sentenze di T.A.R, Consiglio di Stato e i molti solleciti ai quesiti posti dalla Direzione di Amministrazione del Comando Logistico, alcuni Reparti attendono l’ultima parola della DGPM, che però tarda ad arrivare, obbligando il personale ad avviare azioni legali ed intraprendere un lungo e costoso contenzioso, sia per gli interessati che per la stessa amministrazione (che fin’ora ha dovuto pagare anche le spese processuali, poiché soccombente).
Il risultato finale è che il riconoscimento di tale diritto sia a “macchia di leopardo” dove alcuni percepiscono l’indennità di trasferimento ed altri no, pur avendone tutti medesimo titolo.
Tale grave situazione ha costretto il Parlamento ad intervenire con un’ interrogazione scritta al Ministro della Difesa Elisabetta Trenta, nella quale le si chiede di chiarire i motivi di tale disparità di trattamento, tra diversi reparti della medesima Amministrazione e per quali ragioni la DGPM non risponde alle istanze e ai quesiti, nonostante quanto previsto dalla legge 241 del 1990 sul procedimento amministrativo.
Un fatto è certo. Viene violato un diritto soggettivo di particolare importanza poichè va ad intaccare direttamente il benessere del nucleo familiare del personale con gravissime conseguenze di varia natura. Infatti i militari trasferiti hanno dovuto sobbarcarsi di tutte le spese relative al trasferimento, alcuni hanno addirittura rinunciato a trasferire il proprio nucleo familiare, altri si sono visti obbligati a vivere in un alloggio ASC dell’amministrazione, subendo ripercussioni notevoli sul morale e sulle risorse familiari. Il tutto in perfetta controtendenza ai progetti del Ministero della Difesa in tema di ricongiungimenti familiari e tutela della famiglia del militare.
Infine non si può sottacere davanti ad altri contenziosi sul medesimo tema riguardante anche sottufficiali trasferiti a seguito di chiusura enti che, anche in questo caso, ha visto l’amministrazione soccombere in sede giudiziaria. Ma questa è un altra questione che approfondiremo e affronteremo in futuro.
Il Siam chiederà un intervento del Ministro della Difesa