Mentre si aggravai la crisi internazionale provocata dall’abbattimento del jet di Mosca al confine con la Siria, arrivano notizie dei due militari a bordo
Alle 9.24 del mattino del 24 novembre due caccia F-16 turchi aprono il fuoco al confine con la Siria contro un jet Su-24 russo, accusato di aver violato lo spazio aereo di Ankara.
“È stata una pugnalata alle spalle da parte dei complici del terrorismo. Non possiamo tollerare un crimine del genere. Ci saranno conseguenze tragiche”, ha tuonato il presidente russo Vladimir Putin, mentre ancora si cerca di chiarire la sorte dei due piloti, paracadutatisi prima che il jet venisse colpito.
25 novembre
Uno dei due piloti russi che si erano eiettati dal caccia russo abbattuto martedì dalla Turchia è stato recuperato dall’esercito siriano e portato in una base russa in loco. È quanto sostiene l’ambasciatore russo in Francia. “Uno (dei due) a bordo si è ferito quando si è paracadutato giù ed è stato ucciso in modo selvaggio a terra dai jihadisti nell’area. L’altro è riuscito a scappare e, secondo le ultime informazioni, è stato raccolto dall’esercito siriano e dovrebbe essere rientrato alla base dell’aeronautica russa”, ha riferito l’ambasciatore Alexandre Orlov alla radio Europe 1.
Mosca ha espresso una “protesta risoluta” all’ambasciatore turco a Mosca per l’abbattimento del jet russo. Lo rende noto il ministero degli esteri russo-
Il presidente americano Barack Obama ha espresso al presidente delle Turchia Tayyip Erdogan “il supporto degli Usa e della Nato rispetto al diritto turco di difendere la sua sovranità”. Lo riferisce la Casa Bianca, diffondendo il contenuto della colloquio telefonico tra i due leader sul caccia russo abbattuto da Ankara al confine con la Siria. Obama ed Erdogan “condividono l’importanza di ridurre la tensione – rimarca il comunicato della Casa Bianca – e di cercare soluzioni per assicurare che simili incidenti non si verifichino di nuovo”.
25 novembre
Sfuggiti ai colpi dei caccia turchi, ma non a quelli dei ribelli turcomanni che li hanno visti scendere a terra con il paracadute dopo essersi catapultati all’esterno del loro bombardiere SU-24 in fiamme. Questa la fine dei due piloti russi secondo la versione fornita dal vice-comandante della brigata di turcomanni operante appunto nella zona dell’abbattimento: “Entrambi i piloti sono stati recuperati cadavere, i nostri compagni hanno aperto il fuoco mentre erano in aria uccidendoli”, ha affermato Alpaslan Celik, sostenendo di avere come prova un pezzo del paracadute di un pilota.
Per nulla convinto del resoconto si dichiara però il governo di Ankara, che afferma invece di disporre di informazioni secondo cui i due militari sono ancora vivi e di aver inviato alcune forze speciali per cercare di recuperarli.
La crisi diplomatica
Subito dopo l’abbattimento del bombardiere, il governo di Ankara ha affermato che l’aereo aveva violato lo spazio aereo turco e non avevo risposto a ben 10 avvertimenti nell’arco di cinque minuti di volo a quota 6 mila metri. Ma il presidente russo Vladimir Putin ha negato lo sconfinamento e ha condannato fortemente il gesto: “L’abbattimento di un jet militare russo da parte delle forze armate turche è stato un colpo alla schiena, una pugnalata alle spalle da parte dei complici del terrorismo“, ha detto incontrando il re di Giordania Abdullah II e ribadendo che il volo non aveva sconfinato. “Avrà conseguenze tragiche nei rapporti tra Russia e Turchia“.
Il presidente Putin ha aggiunto che il jet russo è stato colpito da unF16 turco con un missile aria aria mentre il velivolo era in territorio siriano, ad 1 km dal confine turco, e conduceva operazioni contro l’Isis a nord di Latakia senza porre minacce ad Ankara. Fino ad ora da Mosca si sosteneva che l’aereo fosse stato abbattuto dalla contraerea.
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