Il SIAM “Sindacato Aeronautica Militare”, ascoltato per la prima volta in Commissione Difesa, ha potuto finalmente rappresentare le problematiche relative al disegno di legge “in itinere” sui Sindacati Militari”.
Durante l’intervento dei “sindacalisti”, sono emerse alcune criticità circa i lavori sin qui svolti dalla Commissione Difesa, oltre a quelli contenuti nelle direttive poco chiare emanate dai vertici politici e militari, circa l’operatività dei Sindacati nelle caserme italiane.
Il Segretario del SIAM , Luogotenente Paolo Melis, rivolgendosi ai parlamentari, ha sottolineato di come sia cambiata , in modo del tutto negativo, la legge sui sindacati militari rispetto ai primi disegni di legge presentati . Una totale mancanza di confronto con le parti, ha portato ad una proposta di legge dettata esclusivamente dai vertici militari, ignorando completamente quanto disposto dalla Corte Costituzionale.
L’ultimo testo della legge infatti – sostiene Melis – ha ignorato completamente le indicazioni dei costituzionalisti e dei giuristi, ispirandosi invece a quanto richiesto dai vertici militari e dall’ avvocatura dello stato, che tra le parti, è quella che è andata a soccombere nel ricorso alla Corte Costituzionale. Ritengo paradossale – ammonisce Melis – che venga ascoltato di più chi ha perso, rispetto a chi a vinto. Col testo che state discutendo, rischiamo di avere più limiti rispetto alla già difficile situazione che viviamo oggi.
La parola Sindacato – continua nel suo intervento Melis – ha un preciso significato, ovvero “controllare, supervisionare, indagare”. E’ quindi necessario che si dia la possibilità alle associazioni future di poter svolgere questa azione. Ad esempio – sostiene Melis – abbiamo avuto delle situazioni in cui il personale veniva inviato in missione, senza aver ricevuto l’anticipo sui fogli di viaggio, ed era quindi costretto ad anticipare le spese di tasca propria. Siamo dovuti intervenire con una lettera a nome del SIAM per evidenziare il problema e risolverlo.
Duro anche l’intervento del Sottotenente Antonsergio Belfiori. Dannoso usare degli artifizi di grammatica – sostiene il sindacalista – per nascondere il vero nome di un sindacato, denominandolo erroneamente associazione a carattere sindacale. Questo rende problematica l’operatività di un sindacato all’interno delle caserme. Il testo di legge in discussione – sostiene inoltre Belfiori – contiene l’imposizione di una percentuale di iscritti del 3% per ogni categoria di appartenenza. Questo per ovvie ragioni, è assolutamente inapplicabile. Alcune specifiche categorie, potrebbero “fare cartello” e condizionare un sindacato per togliergli l’operatività, malgrado questo abbia migliaia di iscritti.
In ultimo, il Sergente Maggiore Capo Alfio Messina, ha contestato la mancata applicazione di quanto disposto al punto 18 della sentenza della Corte Costituzionale, che cita testualmente:
Per non rinviare il riconoscimento del diritto di associazione , nonché l’ adeguamento agli obblighi convenzionali, questa Corte ritiene che in attesa dell’intervento del legislatore, il vuoto normativo possa essere colmato con la disciplina dettata per i diversi organismi della rappresentanza militare.
La Corte Costituzionale – sostiene Messina – si riferisce quindi ai vari organismi della rappresentanza, quali Cobar, Coir Cocer. In tutte le circolari emanate dal Ministero della Difesa nei rapporti con i sindacati , si fa riferimento esclusivamente a rapporti del sindacato con gli Stati Maggiori o comunque con organi di vertice politico. Noi abbiamo situazioni in periferia che gridano giustizia. Ci sono colleghi a cui viene intimato di non fare attività sindacale durante l’orario di servizio e addirittura fuori dall’orario di servizio dentro le caserme. Questa è la sede in cui voi potete fare qualcosa, c’è un evidente vuoto normativo ed il trattamento riservato ai sindacati – conclude Messina – non è affatto analogo a quello riservato alle rappresentanze militari. Per guardare il video integrale, clicca QUI