L’Arma non ha dubbi, il maresciallo non ha tenuto un comportamento corretto durante l’operazione. La giustizia invece lo assolve da tutte le accuse. Quel colpo andava esploso per evitare che venisse investito da un delinquente.
I FATTI
Roma, marzo 2018. Sono circa le 18, quando una pattuglia di carabinieri della Compagnia di Roma San Pietro interviene durante un tentativo di truffa. Giunti sul posto, colgono i malviventi in flagrante, li bloccano piazzando la gazzella al centro della strada. Uno dei carabinieri scende e resta sul posto.
L’altro carabiniere, il maresciallo Russo, cerca di avvicinarsi al veicolo per identificare i balordi, ma il conducente parte a tutta velocità tentando di investire entrambi i militari in divisa. il carabiniere vicino alla gazzella si salva buttandosi di lato , il maresciallo Raffaele Russo invece si sposta ed esplode un colpo contro il guidatore. Sfortuna vuole che anziché colpirlo, centra mamma e figlia che viaggiavano su uno scooter.
Fortunatamente le donne non riportano conseguenze serie. Passano i mesi e nei confronti del maresciallo non viene aperto alcun procedimento.Secondo i magistrati quel colpo andava esploso per legittima difesa. Il guidatore che tentò di investirlo, viene giustamente condannato per “tentato omicidio”.
Dopo 7 mesi dal fatto, l’Arma, contrariamente ai magistrati, instaura un procedimento disciplinare a carico del maresciallo, al termine del quale gli commina ben 5 giorni di rigore.
La situazione è gravissima, non tanto per l’irrogazione della sanzione disciplinare in se, ma per la precaria situazione del maresciallo che ancora non è in servizio permanente. Quei 5 giorni di rigore, sommati al giudizio di “inferiore alla media” , perché ritenuto “elemento di non sufficiente affidabilità”, redatto dai superiori proprio nel periodo appena successivo “ai fatti” , oggi potrebbe sancirne la radiazione perpetua dall’Arma dei Carabinieri.