La legge 185/90, da strumento avanzato di supervisione e regolazione delle vendite di armi, ha perso negli ultimi anni efficacia e capacità di controllo. L’appello di Rete Disarmo al governo affinché ripristini la trasparenza per una gestione più responsabile. Se ne parlerà a LoppianoLab, presso il Polo Lionello, sabato 30 settembre, alle 11.30, durante l’intervento di Giorgio Beretta, analista di OPAL Brescia in dialogo con l’economista Luigino Bruni e il direttore di Avvenire Marco Tarquinio
54 miliardi di euro di autorizzazioni e 36 miliardi controvalore per effettive consegne di sistemi d’arma, venduti a 123 paesi. Sono questi i dati diffusi oggi dalla Rete italiana per il Disarmo, in occasione del 25º anniversario di approvazione della Legge 185 che regolamenta l’export militare del nostro Paese. Il Parlamento votò in maniera definitiva il testo il 9 luglio del 1990, dopo anni di discussione stimolata soprattutto dalla campagna “Contro i mercanti di armi” promossa dalla società civile italiana.
“Le armi italiane uccidono in tutto il mondo”, cominciava così l’appello che diede vita alla mobilitazione “nata per contrastare i commerci di armi che vedevano il nostro Paese in prima fila, spesso nei traffici illeciti e clandestini – sottolinea Eugenio Melandri, uno dei coordinatori dell’azione che portò poi alla Legge 185 – Armamenti e mine, tante mine, che andavano anche a Paesi in guerra con una sorta di ecumenismo degli affari che permetteva di esportare armi a tutte le parti in conflitto”. Leggi tutto, clicca QUI