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19 anni nell’ Esercito Italiano come elicotterista Poi diventa sacerdote

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La storia  di Don Daniele, classe 1971. Dopo 19 anni trascorsi nell’Esercito italiano come elicotterista, molla tutto e si dedica completamente alla chiesa.

Don Daniele ha trascorso ben 19 anni nell’Esercito italiano , durante i quali è arrivato fino al grado di Capitano, partecipando anche a numerose missioni all’estero:  

«Sono stato nell’esercito per 19 anni. Ho partecipato alle missioni in Albania, Kosovo, Bosnia, Serbia e Iraq. Ero un elicotterista” racconta il sacerdote a Famiglia Cristiana. «Agli inizi di novembre sono dieci anni dall’ultimo volo».

Daniele Leoni adesso vive in un paesino di 750 anime e da tre anni ormai è per tutti semplicemente don Daniele.

«A 19 anni sono partito militare», racconta, «prima in artiglieria a Udine, il reggimento più operativo d’Italia, l’unico autorizzato a sparare la granata nucleare, poi a Viterbo alla scuola per sottufficiali. Mentre ero lì mi resi conto che era tutto vero quello che diceva la Chiesa. Cominciai a pensare che se Dio era davvero Dio, valeva la pena dargli tutto. Tuttavia, quando mi congedai, non sapevo ancora il risultato del concorso per pilota di elicotteri che avevo fatto. Era il 1994, iniziai a frequentare il seminario di Arezzo e decisi di entrare. Era già tutto fissato e il pomeriggio lasciai la mia ragazza. La mattina dopo, ancora dormivo, viene mio padre e mi fa: “Dani, Dani, ci sono i carabinieri al telefono”. “Tenente Leoni”, mi dicono dall’altra parte, “lei ha vinto il concorso per elicotterista”. Appena riattaccato chiamai il rettore del seminario e gli dissi: “Don Gianca’, grazie dell’opportunità, ma vado a fare il pilota di elicotteri, ciao ciao cia’”, click. E andai a fare il lavoro più bello del mondo. Fai cose grandi per il tuo Paese, che non è soltanto curarne gli interessi all’estero. Quando aiuti le persone, sia che si tratti di soccorrere un ferito portandolo via da una zona di combattimento, sia che si tratti di recuperare chi si è perso e vai con il soccorso alpino, o quando intervieni nella lotta antincendio, è sempre un servizio».

Un servizio che costringe a confrontarsi costantemente con la vita. Come quando una sera in missione in Iraq ti confidi con un amico, Simone Cola, che il giorno dopo viene ucciso. O come quando, una volta tornato in Italia, muoiono due tuoi commilitoni in un incidente e allora torni laggiù per sostituire quei «ragazzi rimasti un po’scossi». «Con i miei amici abbiamo condiviso cose grandi», racconta don Daniele, «e loro mi mancano. Mi manca il tipo di rapporto che c’è tra commilitoni». Un servizio, quello dell’elicotterista, che costringe a misurarsi costantemente con se stessi e con le emozioni. «Se sai che domani alle 5 c’è una missione dove ti sparano addosso e anche tu devi sparare, il coraggio ci vuole non tanto in quel momento, ma prima. È lì che si manifesta la paura e ti chiedi: “Se muoio, l’ho detto alle persone care che voglio loro bene? Ho fatto qualcosa per migliorare questo mondaccio?”. Il coraggio serve quando devi montare su quell’elicottero e dire: “Va bene, andiamo”. Vedi i ragazzi che salgono a bordo, sai che le loro vite sono nelle tue mani, metti in moto e fai quello che devi fare».

 «Andavamo in un parcheggio dove non ci disturbava nessuno e recitavamo il Vespro. Dopo qualche tempo fui però convocato dal colonnello: “Lei è una vergogna! Non lo sa che un ufficiale con un caporale non può avere rapporti intimi?!”. Io cascai dal pero… ma quando la cosa fu chiarita, il colonnello mi confessò: “Forse siete gli unici che fate la cosa giusta qui”. Tempo una settimana e arrivò del personale americano che ci costruì una bellissima cappellina in legno. I compaesani del comandante ci donarono anche una campana».

Pian piano il fuoco sotto la cenere tornò ad ardere. «La mia vita era bellissima, ma i momenti di pace vera li sperimentavo solo quando stavo con il Signore. Allora mi arresi ed entrai nuovamente in seminario. Adesso eccomi qua. Prima offrivo servizio a una nazione, adesso a tutti gli uomini. Non è più un aiuto relegato a questa vita, ma che punta alla vita eterna, dove fonte di ogni forza è Cristo. Il nostro combattimento adesso non è contro le potenze della terra, ma contro le potenze del male. Satana è più che mai attivo e porta avanti la sua strategia agendo contro la fede e contro la famiglia».

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