Un errore clamoroso, la vittima sacrificale per eccellenza che torna sull’altare della giustizia italiana.
Francesco Raiola come Enzo Tortora. Un militare tutto d’un pezzo come il celebre giornalista, quasi trent’anni dopo, nella stessa terra e con un copione sconcertante che colpisce per la facilità con cui ancora oggi si finisce in carcere. Allora, negli anni Ottanta, l’inventore di Portobello fu ammanettato sulla base di alcune grossolane calunnie, fabbricate in serie da una squadra di pentiti. Ora, o meglio il 21 settembre 2011, Raiola viene catturato come trafficante di droga per via di alcune intercettazioni lette con la lente del pregiudizio dai pm di Torre Annunziata. «Io – racconta il militare che è stato in Afghanistan e Kosovo – parlavo di mozzarelle, due chili, ma loro si erano convinti che si trattasse di una partita di stupefacenti. E quando con un collega discutevo della Tv con ingresso Mediaset per le partite, non utilizzavo un linguaggio criptato come loro pensavano, ma effettivamente di un apparecchio da comprare in un centro commerciale».
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