Tenente Di Bello. Demansionato dopo indagini scomode. Interrogazione parlamentare

Il Tenente Giuseppe Di Bello , Ufficiale della Polizia Provinciale, nel 2010 venne denunciato per violazione del segreto d’ufficio e venne demansionato con un trasferimento presso il museo archeologico di Potenza. 

Nel 2018 Di Bello è stato assolto da tutte le accuse, ma malgrado la sentenza, continua ad essere impiegato nello stesso museo. L’ufficiale oggi chiede che gli venga restituita la dignità lavorativa e personale.

I FATTI



Di Bello nel 2010 venne accusato di diffusione di notizie coperte da segreto in merito ad indagini in corso, mentre in realtà, nella sua funzione di addetto a controlli di natura ambientale, contribuì a scoperchiare uno scandalo di grandi proporzioni sulle acque potabili che servono milioni di persone in diverse regioni del Sud Italia.

Quel trasferimento al museo, doveva essere un “provvedimento temporaneo”, ma ancora oggi Di Bello continua a lavorare in quel luogo, a discapito del suo grado e della sua qualifica. Un vero e proprio demansionamento lavorativo che negli anni gli ha causato un notevole danno economico, in barba alle sue competenze in materia di vigilanza e controllo ambientale del territorio. Il Senatore Saverio De Bonis lo scorso febbraio 2020 ha presentato una interrogazione parlamentare. La proponiamo di seguito:

Interrogazione parlamentare del Senatore Saverio DE BONIS

Pubblicato il 5 febbraio 2020, nella seduta n. 187

DE BONIS – Ai Ministri del lavoro e delle politiche sociali, dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare e della salute. –

Premesso che:



nel maggio 2010 il tenente Giuseppe Di Bello, dopo esser stato denunciato per violazione del segreto d’ufficio, veniva trasferito al museo archeologico di Potenza;
in particolare, nell’ambito della lotta all’inquinamento petrolifero in Basilicata, lo stesso tenente Di Bello aveva realizzato, a proprie spese e con propri mezzi, durante le giornate di ferie, i campionamenti di acque destinate al consumo umano per milioni di cittadini del Sud Italia al fine di verificare se la qualità fosse buona. Egli aveva svolto i controlli di natura ambientale e la sua iniziativa contribuì ad evidenziare uno scandalo di grandi proporzioni in ordine all’inquinamento delle acque potabili, destinate al consumo di milioni di persone in diverse regioni del sud Italia;

dopo un lungo processo, il tenente Di Bello fu assolto. Più precisamente, la sentenza di assoluzione è stata emessa dopo un complesso iter processuale, che dal 2012 al 2018 ha visto protagonisti il Tribunale di Potenza e la relativa Corte di appello, la Corte di cassazione, la Corte di appello di Salerno, fino a giungere al 6 dicembre 2018, quando la prima sezione penale della Corte di appello di Napoli ha annullato la sentenza di condanna emessa in primo grado;

ciononostante, il tenente Di Bello continua a svolgere il ruolo di guardiano al museo e le sue richieste di reintegro nelle mansioni, svolte prima della denuncia, sono rimaste prive di riscontro;

considerato che, a quanto risulta all’interrogante:



il tenente Di Bello risulta l’unico appartenente al corpo di Polizia provinciale assegnato alle funzioni non fondamentali della vigilanza sul territorio di caccia e pesca, in aggiunta alla vigilanza del museo provinciale. Tanto si evince dal decreto presidenziale n. 104 del 9 novembre 2015 che, appunto, indica il tenente Di Bello in tali mansioni; decisione che sembra discutibile per un ufficiale addetto al controllo della caccia e della pesca piuttosto che al settore dell’ambiente, per il quale, tra l’altro, può vantare la nomina di consulente della Commissione bicamerale sul ciclo dei rifiuti ed i reati ad essi connessi nella XVII Legislatura, oltre ad una lunga serie di atti realizzati nel corso della propria attività lavorativa;

risulta, pertanto, inaccettabile l’inutilizzo completo del tenente Di Bello. Tale inutilizzo rappresenta, di fatto, anche un grave danno alle casse della Regione Basilicata, in quanto lo stipendio viene coperto dietro rendicontazione dell’Ufficio risorse umane della Provincia di Potenza dalla tesoreria della Regione Basilicata, così come indicato nell’articolo 5 del decreto presidenziale n. 00040/2018 del 5 luglio 2018 che cita testualmente “Il costo del personale della Polizia Provinciale, addetto alle funzioni non fondamentali è rimborsato dalla Regione Basilicata sulla base del rendiconto annualmente predisposto dall’Ufficio Risorse umane della Provincia”,

si chiede di sapere:

se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza dei fatti descritti;

quali iniziative intendano adottare per rendere esecutivi i provvedimenti giudiziari in modo da garantire i diritti soggettivi del tenente Giuseppe Di Bello, in conformità al dettato costituzionale e alla normativa europea.


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