ROMA, MAXI PERQUISIZIONE IN CARCERE A REBIBBIA NUOVO COMPLESSO: TROVATI TRE TELEFONI CELLULARI

Fruttuosa perquisizione in carcere a Roma, nella Casa circondariale di Rebibbia Nuovo Complesso. Gli uomini della Polizia Penitenziaria hanno infatti esaminato e perquisito ogni anfratto delle Sezioni G8 e G9 del carcere romano trovando gli apparecchi.

 A darne notizia è Maurizio Somma, Segretario nazionale per il Lazio del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE: “Una perquisizione a sopresa condotta dalla Polizia Penitenziaria ha permesso di rinvenire in una cella del Reparto G9 due telefoni cellulari ed un altro nel Reparto G8.

Il rinvenimento è avvenuto  grazie all’attenzione, allo scrupolo e alla professionalità di Personale di Polizia Penitenziaria in servizio. Per questo il SAPPE esprime il proprio apprezzamento al personale di Polizia Penitenziaria in servizio presso la Casa Circondariale Nuovo Complesso di Rebibbia a Roma ed a tutti coloro che hanno partecipato alla perquisizione ed auspica che venga loro riconosciuto una meritata ricompensa”, aggiunge il leader laziale del SAPPE.

Per Donato CAPECE, segretario generale del SAPPE, “l’ingresso o il tentato ingresso di cellulari nella carceri è un flusso continuo ed il fenomeno non viene contrastato in maniera adeguata dall’Amministrazione ne dal legislatore: l’indebito possesso ed introduzione di tali apparecchi non configurano, infatti, precise ipotesi di reato, come invece dovrebbe, ma restano semplici violazioni amministrative ai regolamenti interni per un semplice possesso di oggetti non consentiti. Inutile ribadire per l’ennesima volta che l’utilizzo dei telefonini da parte dei detenuti, soprattutto quelli appartenenti alla criminalità organizzata, può alimentare e favorire le varie attività criminose dettate dall’interno all’esterno delle carceri”.

Capece aggiunge che sulla questione relativa all’utilizzo abusivo di telefoni cellulari e di altra strumentazione tecnologica che può permettere comunicazioni non consentite è ormai indifferibile adottare tutti quegli interventi che mettano in grado la Polizia Penitenziaria di contrastare la rapida innovazione tecnologica e la continua miniaturizzazione degli apparecchi, che risultano sempre meno rilevabili con i normali strumenti di controllo. Ma va previsto anche uno specifico intervento legislativo che punisca severamente coloro che detengono telefoni cellulari in carcere, prevedendolo come reato“.

Roma, 27 giugno 2020

Dott. Donato CAPECE – segretario generale SAPPE 


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