Polemica sull’ alloggio di servizio dell’ ex Ministro della Difesa Trenta. Ma forse non tutto è come sembra

Da un articolo de “Il Corriere ” di oggi, l’ex Ministro della difesa Elisabetta Trenta è finita sotto accusa per non aver lasciato l’alloggio di “servizio” concessole quando ancora rivestiva il suo ruolo politico.

L’ex Ministro Trenta avrebbe ottenuto, secondo quanto riporta “il Corriere” un alloggio esclusivo “in uno dei luoghi più suggestivi del centro di Roma” . L’alloggio si troverebbe a poche centinaia di metri da piazza San Giovanni in Laterano, al 2° piano,  e chi lo ha visto lo ha definito molto ampio, come una «casa di alta rappresentanza» . Secondo l’articolo del Corriere quindi, l’ex Ministro avrebbe dovuto lasciare l’alloggio non appena cessato il proprio “ruolo pubblico”.



É stata la successiva assegnazione al marito, Maggiore dell’Esercito italiano, a destare sospetti , poiché, secondo  l’autrice dell’articolo, l’assegnazione potrebbe essere avvenuta aggirando i regolamenti, visto che la coppia ha una casa di proprietà nella capitale e dunque non sembra avere necessità di usufruire dell’alloggio” . Inoltre il «livello 1» di dimora attribuito al momento di scegliere la casa per la ministra, è molto superiore a quello previsto per l’incarico e il grado del suo consorte. Al termine dell’ articolo,  non si esclude un eventuale intervento della magistratura contabile , al fine di valutare eventuali danni erariali ,mentre la magistratura ordinaria potrebbe addirittura verificare la regolarità della procedura di assegnazione.

La risposta di Elisabetta Trenta

Come ci aveva abituato in passato, l’ormai ex ministro non ha fatto attendere la sua risposta. Nella sua pagina Facebook ha tenuto a spiegare quanto occorso, dichiarando di essere , tra l’altro, ancora nei termini previsti per lasciare l’appartamento. Inoltre, sostiene la Trenta, si è fatta non poca confusione tra alloggio “ASIR” cosiddetto di rappresentanza ed un alloggio ASI di prima fascia, previsto anche per chi possiede un immobile di proprietà.

“Gentilissima dottoressa Sarzanini,



con meraviglia ho letto l’articolo di questa mattina. Ciò che non mi spiego è perché una giornalista seria come lei, l’ho sempre rispettata, prima di scrivere non senta la fonte principale.
Comunque sapevo che ieri aveva chiesto il mio numero ed io ho autorizzato a fornirglielo, ma ha scritto prima di ascoltarmi. Non importa. Le spiego lo stesso.
Da ministro ho chiesto l’alloggio di servizio perché più vicino alla sede lavorativa, nonché per opportune esigenze di sicurezza e riservatezza.
L’alloggio è stato assegnato ad aprire 2019, seguendo l’opportuna e necessaria procedura amministrativa, esitata con un provvedimento formale di assegnazione da parte del competente ufficio.
Quando ho lasciato l’incarico, avrei avuto, secondo regolamento, tre mesi di tempo per poter lasciare l’appartamento;termine ancora non scaduto (scadenza tre mesi dal giuramento del nuovo governo, vale a dire 5 dicembre 2019).
Come è noto, mio marito è ufficiale dell’Esercito Italiano con il grado di maggiore e svolge attualmente un incarico di prima fascia, incarico per il quale è prevista l’assegnazione di un alloggio del medesimo livello di quello che era stato a me assegnato (infatti a me non era stato concesso un alloggio ASIR – cosiddetto di rappresentanza – ma un alloggio ASI di prima fascia.
Pertanto, avendo mio marito richiesto un alloggio di servizio, per evitare ulteriori aggravi economici sull’amministrazione (a cui competono le spese di trasloco, etc.), è stato riassegnato lo stesso precedentemente concesso a me, previa richiesta e secondo la medesima procedura di cui sopra.
Tanto per doverosa informazione.
Le sarei grata se volesse pubblicare questa mia.
Grazie

Cordiali saluti

Questa è la lettera da me inviata alla giornalista, strumento di qualcuno che da due giorni mi attacca. Mi chiedo il perché ma intanto credo che sia giusto chiarire.
Buona domenica a tutti!





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