“Noi siamo quelli che vi proteggono dal male, non siamo il male”. Un agente dei “Falchi” di Bari si racconta

Dopo aver fissato un appuntamento telefonico ci incontriamo in un bar, io come al solito arrivo con qualche minuto di ritardo…lui, il protagonista della nostra intervista, è sull’uscio della porta, mi vede da lontano e mi sorride.

Una stretta di mano e ci accomodiamo ad un tavolino nel locale. Non c’è nessuno, solo noi e un giovane barista intento a ripassare le tazzine con uno straccio. La radio passa una canzone come tante e noi ordiniamo un caffè.

Lui, un ragazzone di quelli che farebbe impazzire decine di donne è li seduto difronte a me, scambiamo due chiacchiere da ascensore, della serie: “come stai ?…io bene e tu? Bene dai, non mi posso lamentare, lo sai che convivo ancora? Caspita allora stavolta è una roba seria ! Ahahahah…” Le nostre risate rompono un po’ quel ghiaccio che c’è ogni volta in cui qualcuno deve “subire” un’intervista, specialmente se si parla di lavoro, specialmente se si parla di un certo tipo di lavoro.

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