Muos, terremoto vicino alla base americana Fu costruito senza certificazione antisismica

eri mattina, in contrada Ulmo, è stata registrata una scossa di magnitudo 2.7. Con epicentro a poca distanza dall’impianto satellitare. Nonostante per la protezione civile Niscemi – in tema di rischio sismico – si trovi in zona 2, il ministero della Difesa ha sempre sostenuto che da queste parti il pericolo non sia elevato

Il Muos trema, letteralmente. Ieri mattina, intorno alle 8,45, un terremoto di magnitudo 2.7 è stato registrato a Niscemi. La scossa è avvenuta a una profondità di 31 chilometri, con epicentro in contrada Ulmo, a poche centinaia di metri dall’impianto satellitare statunitense. L’evento riporta al centro dell’attenzione le condizioni che hanno caratterizzato la realizzazione delle parabole all’interno della base americana. Tra le quali, la mancanza di un’autorizzazione antisismica. Nonostante sia stato più volte sottolineato che una forte scossa potrebbe cambiare l’angolazione delle antenne.

L’assenza della certificazione – confermata nelle scorse settimane dall’esame dei dati progettuali che l’ambasciata Usa ha trasmesso ai verificatori, deputati a valutare gli effetti del Muos – è soltanto uno degli aspetti che, a detta dei legali del coordinamento regionale No Muos, renderebbe abusivo il sito. D’altro canto, il pericolo terremoto a Niscemi è uno dei temi che in questi anni ha tenuto banco: infatti, nonostante la protezione civile inserisca la cittadina nissena in zona 2, ovvero quella in cui «possono verificarsi forti terremoti», il ministero della Difesa – che indirettamente rappresenta gli interessi degli Stati Uniti – ha sottolineato, tramite l’Avvocatura dello Stato, la rarità dei sismi a Niscemi.

Adesso, però, il terremoto c’è stato e la sua lunghezza d’onda, con molta probabilità, finirà fino ai tavoli del Consiglio di giustizia amministrativa. Da dove il 25 febbraio potrebbe arrivare l’ennesimo pronunciamento sulla legittimità del sito militare. Il Cga, infatti, dovrà esprimersi alla luce della relazione prodotta nelle settimane scorse dal collegio di esperti, nominato a fine 2015, con il compito di misurare sul campo le emissioni delle antenne. Il lavoro dell’equipe – formata da due professori universitari e tre delegati dei ministeri Sanità, Ambiente e Infrastrutture – è stato però condizionato dall’impossibilità di effettuare i test, dovuta sia all’assenza di dovute precauzioni per la popolazione che alla mancata taratura della strumentazione che avrebbe dovuto utilizzare l’Arpa.

Ciò, come detto, ha fatto sì che i verificatori abbiano preso in esame soltanto i dati progettuali forniti dagli Usa. Documentazione, però, che già in passato era stata oggetto di critiche, come nel caso dell’improvvisa variazione della potenza massima indicata dai progettisti. Che nel 2013 è passata, senza alcuna particolare spiegazione, da 1600 a 200 watt. Ma anche dell’assenza di certificazione antisismica. Nonostante, a Niscemi, i terremoti avvengano.

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