L’impegno italiano in Iraq una lezione da non dimenticare

di Antonio Armellini

È sbagliato rimuovere quell’esperienza: l’assenza di una strategia e la dispersione delle nostre risorse sul territorio sono errori che non dobbiamo ripetere

Mentre sullo scenario mediorientale torna a spirare un vento di guerra, la memoria dell’ultimo conflitto con un forte coinvolgimento dell’Occidente — quello che nel 2003 portò alla rimozione di Saddam Hussein a aprì le porte del disastro in Iraq — continua ad essere vittima di un intreccio di sensi di colpa, di condizionamenti geopolitici e di dibattiti legati a dimensioni prettamente nazionali. In Gran Bretagna la Commissione Chilcot è riuscita, dopo sette anni, a mettere in luce la sottovalutazione dei rischi e la superficialità nella preparazione che caratterizzarono l’intervento di Londra; non ha chiesto la messa in stato di accusa di Tony Blair che molti volevano, ma gli ha fatto pagare un prezzo che ne ha ulteriormente demolito la credibilità politica. Altrove però, nulla di simile.

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