LANCIANO, RIVOLTA IN CARCERE: DEVASTATA SEZIONE DETENTIVA. PROTESTA LA POLIZIA PENITENZIARIA

Tragedia sfiorata, martedì, nel carcere di Lanciano per la folle protesta di un gruppo di detenuti e protesta con veemenza la Polizia Penitenziaria, per una situazione esplosiva che era stata preannunciata ai vertici dell’Amministrazione penitenziaria nazionale e regionale ed alla Prefettura ma rispetto alla quale nessun provvedimento era stato assunto. Ricostruisce l’accaduto Giuseppe Ninu, segretario regionale per l’Abruzzo del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE:

Si è vissuta nel carcere di Lanciano una situazione di altissima tensione. Martedì pomeriggio, nella Sezione riservata ai detenuti “comuni” – la stessa dove ultimamente sono stati assegnati diversi detenuti da altri istituti tutti trasferiti per ordine e sicurezza e tutti ristretti in un medesimo reparto a Lanciano – hanno dato vita ad una vera e propria rivolta, iniziata dalle prime ore del pomeriggio e terminata verso le ore 20.



Protagonisti dei disordini quasi cinquanta detenuti di un intero Reparto, che si sono rifiutati di rientrare nelle proprie celle quando, due di loro, hanno devastato l’intero Reparto (telecamere, luci, arredi ecc.ecc), hanno rotto il cancello di sbarramento in modo da evitare la chiusura all’interno del reparto stesso, hanno allagato la Sezione detentiva con l’idrante anti incendio e con lo stesso impediva al personale di Polizia Penitenziaria di avvicinarsi all’interno.

Dopo innumerevoli tentativi di persuasione andati persi, dopo innumerevoli episodi di minacce, di tentativi di aggressione agli Agenti mediante il lancio di qualsiasi tipo di oggetto a loro disposizione, dopo aver colpito il personale con sputi misti a sangue, con gli schizzi di sangue, che usciva dalle ferite che nel frattempo si erano procurati e che aveva colorato di rosso tutta l’acqua presente in Reparto (scene di guerra), alla quale loro intingevano le scope per lanciare più lontano il sangue, dopo ore ed ore di estenuante lotta per la “sopravvivenza” e per evitare che i disordini coinvolgessero altri reparti, è arrivato finalmente l’ordine da parte del direttore sull’utilizzo dell’armamento di reparto e l’uso della forza, come previsto dai regolamenti, ed il POCO personale di Polizia Penitenziaria operante è riuscito a ristabilire l’ordine e la sicurezza all’interno del carcere lancianese”.



Ninu ricorda che “il SAPPE aveva lanciato il grido di allarme e di aiuto a dicembre, cercando di coinvolgere il Capo del Dipartimento, il Provveditore ed il Prefetto di Chieti, ma nessuna risposta anzi, il Direttore di Lanciano ha sminuito la nostra denuncia in tutti i punti; abbiamo ribadito il grido di aiuto a gennaio ma, anche qui nessuna risposta se non l’assegnazione continua al nostro Istituto di detenuti aggressivi e problematici ed oggi, l’epilogo che per fortuna non è costata la vita a nessuno. Ieri, 26 febbraio, il Provveditore ha disposto lo sfollamento di gran parte dei detenuti ristretti nella Sezione dei disordini in quanto la stessa è stata dichiarata inagibile per i danni riportati durante gli stessi: migliaia di euro di danni che si aggiungono alle migliaia di euro di danni provocati da altri due detenuti che una ventina di giorni fa, dopo essere stati sopresi in possesso di telefoni cellulari, per protesta e per essere trasferiti sono saliti sul tetto di un padiglione e con bastoni rudimentali hanno sfasciato tutti i lucernai e tutti i motori dei condizionatori  dell’area sanitaria.

Lo stesso Direttore, dopo aver assicurato che al personale non vengono negati i diritti su ferie, sulla sicurezza ecc, sta approntando, con l’ufficio servizi, una nuova organizzazione di lavoro (unilateralmente perché non ha mai coinvolto i Sindacati nonostante ha assicurato al Provveditore che il suo primo pensiero del 2020 sarebbe stato quello di convocarci), la quale prevede lo straordinario OBBLIGATORIO per tutti!!!! Della serie oggi affermo una cosa e domani la smentisco, senza alcun tipo di problema”.

Netta la denuncia del SAPPE: “Chiediamo fortemente che vengano accertate responsabilità su quanto accaduto, chiediamo di conoscere i motivi sulla mancata considerazione del grido di aiuto richiesto alle Autorità, chiediamo che venga chiusa definitivamente la Sezione detentiva interessata dai gravi disordini e che il numero di personale di Polizia Penitenziaria in servizio presso il carcere Lancianese sia notevolmente incrementato visto l’ulteriore depauperamento a seguito di pensionamenti e avanzamenti di ruolo”.




Per Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, il primo e più rappresentativo dei Baschi Azzurri, “i gravi episodi avvenuti nel carcere di Lanciano, che non hanno avuto un tragico epilogo grazie all’attenzione ed alla prontezza del personale di Polizia penitenziaria, riporta drammaticamente d’attualità la grave situazione penitenziaria”. 

Capece ricorda che proprio pochi giorni fa “il SAPPE ed altri Sindacati della Polizia Penitenziaria hanno dichiarato lo stato di agitazione e la sospensione delle relazioni sindacali con il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria per l’assenza di provvedimenti che contrastino le continue violenze in carcere e le aggressioni alle donne e agli uomini in divisa. Riteniamo che la grave situazione in cui versano le carceri italiane imponga un’inversione di marcia da parte del vertice politico e amministrativo del Ministero della Giustizia e più in generale del governo. 

Il Ministero della Giustizia e il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria poco e nulla hanno fatto per porre soluzione alle troppe problematiche che caratterizzano la quotidianità professionale dei poliziotti penitenziari: ma non si può continuare a tergiversare! Non si perde altro prezioso tempo nel non mettere in atto immediate strategie di contrasto del disagio che vivono gli appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria è irresponsabile. E per questo scenderemo presto in piazza per denunciare lo stato di abbandono in cui ci troviamo! Rinnovo il mio appello al Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede: se ci sei, batti un colpo!”.


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